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Riforma e Controriforma

2. Martin Lutero

Lutero non è stato il primo né l'unico riformatore della Chiesa ma, a differenza di molti altri, si è trovato al posto giusto, al momento giusto e con le amicizie giuste, e la sua riforma, che porta il suo nome, ha dato origine alla prima vera grande frattura della storia della Chiesa.

Lutero inizia la sua "carriera" clericale nel 1505, facendosi monaco nell'ordine degli agostiniani, a seguiti di una grave crisi religiosa. L'appartenenza ad un ordine agostiniano non sarà ininfluente per la sua futura formazione perché da Agostino apprenderà il problema del passo del Vangelo (Lettera ai romani di San Paolo, 1,17): "Il giusto vivrà per la fede", e cioè si interrogherà a lungo se, per la salvezza, sia sufficiente la fede (cioè quello che si è) o siano necessarie le "opere" (cioè quello che si fa)

Nel 1507 diventa sacerdote e nel 1508 professore di Teologia all'università di Wittemberg, fondata dal Duca di Sassonia Federico.

Nel 1510 si reca a Roma in rappresentanza dell'ordine a cui apparteneva. Il viaggio fu terribile. Lutero poté vedere da vicino il livello di corruzione della Chiesa (che poteva vedere anche in Germania, ma forse a Roma, alla corte del Papa, faceva più impressione).

Tutta la vita Lutero fu rappresentata dalla ricerca del senso della salvezza e da una Chiesa corrotta questa non ci si poteva aspettare. Ma nemmeno i singoli uomini potevano salvarsi da soli, essendo comunque troppo insignificanti di fronte la grandezza di Dio. In questi anni il suo riflettere su questi problemi fu interrotto dallo scandalo delle Indulgenze.

Quando Lutero viene a conoscenza del fatto che Alberto di Brandeburgo vendeva le indulgenze per pagarsi il titolo di Arcivescovo di Magonza scrisse 95 tesi con le quali spiegava il perché la Chiesa, con questa pratica, commetteva un grave errore: l'errore di far credere ai cristiani che la salvezza si potesse comprare e condannandoli così all'inferno. Pubblicò le sue tesi (affiggendole, secondo la credenza, alla porta della chiesa di Wittemberg) e la notizia di queste tesi arrivò fino a Roma, alle orecchie del Papa, Leone X. Leone X volle che Lutero di recasse a Roma a discutere le sue tesi ma Lutero, temendo di essere condannato a morte, come ad altri era successo, si avvalse della protezione di Federico, Duca di Sassona, per non recarsi. In quel momento Federico godeva di molto credito presso il Papa, in quanto era lui il suo candidato alle future elezioni imperiali, e il Papa accettò

Nel 1519 però, dopo la morte dell'Imperatore Massimiliano I d'Asburgo, il futuro imperatore non fu, come si pensava, Federico di Sassonia, ma Carlo V D'Asburgo (nipote di Massimiliano), già Re di Spagna, e la protezione su Lutero venne meno. Nel 1520 Leone emana una Bolla (Exsurge Domine) nella quale ordina a Lutero di ritrattare le sue tesi. Lutero rifiuta e Leone è costretto a scomunicarlo chiedendo al nuovo imperatore, Carlo V, di giudicarlo e condannarlo. La condanna a Lutero fu sancita durante la Dieta di Worms del 1521. Lutero però non fu ucciso perché rapito dal suo amico Federico e condotto nel castello di Wartburg.