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La Grande Guerra (appunti)

5. Interventismo e Neutralismo in Italia

La maggior parte degli Italiani era per non entrare in guerra a fianco degli Austriaci che occupavano ancora i territori di Trento e Trieste.

Predominante era in Italia il partito dei neutralisti

  • I cattolici, guidati da Benedetto XV
  • I socialisti di Turati che sostenevano che la guerra era un affare tra capitalisti che lottavano per il predominio imperialista dell'Europa, mentre i proletari di tutto il mondo dovevano sentirsi fratelli. 
  • Giolitti, che poco tempo prima aveva lasciato la presidenza del consiglio, si era impegnato per mantenere la neutralità italiana. Egli era sicuro che gran parte del territorio italiano ancora occupato dall'Austria ("parecchio", come lui stesso affermò) poteva essere ottenuto mediante trattative diplomatiche. 

Le forze interne ed esterne che spingevano l'Italia verso la guerra erano però molto forti:

  • La grande industria vedeva nella guerra un'occasione unica e grandiosa di espansione economica grazie alle forniture per l'esercito. I maggiori quotidiani italiani cavalcavano le tesi dei nazionalisti e attaccavano in maniera violenta i neutralisti fino a definire traditore Giolitti
  • Molte manifestazioni di piazza si svolgevano a favore della guerra e molti interventisti tra cui Gabriele D'Annunzio vi pronunciavano infuocati discorsi patriottici indicando la guerra come una sorta di Quarta Guerra di Indipendenza, necessaria a forgiare lo spirito degli italiani. 
  • Anche alcuni esponenti democratici ritenevano che fosse necessario entrare in guerra per fermare l'espansionismo della Germania
  • Anche dall'estero le spinte non mancavano: l'Italia importava il 90% del suo carbone dall'Inghilterra e dipendeva da Inghilterra e Francia anche per altre importanti materie prime: questo era un formidabile strumento di pressione nelle mani dell'Intesa. 
Nel mese di aprile 1915 il governo italiano firmò a Londra un patto segreto nel quale l'Italia s'impegnava ad entrare in guerra con Francia e Inghilterra. I giornali sottovalutavano i costi e le conseguenze della guerra. Durante il mese di maggio la propaganda interventista fu talmente calorosa che D'Annunzio parò delle "radiosi giornate di maggio".

Il re (Vittorio Emanuele III) era decisamente favorevole alla guerra. Il Parlamento, ancora contrario, fu praticamente obbligato ad approvare il patto di Londra. Il 24 maggio 1915 anche l'Italia entrò in guerra a fianco dell'Intesa.

Anche gli Italiani furono bloccati in una guerra di trincea contrassegnata da lunghe pause alternate ad assalti ferocissimi e inutili che comportavano ogni volta migliaia di vittime.
Il solo risultato positivo si ebbe nel mese di agosto 1916 con la conquista di Gorizia.

Nel solo primo anno di guerra gli Italiani persero 250.000 uomini tra morti, feriti e dispersi.