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Leibniz

4. La forza

Alla costituzione atomica della materia, Leibniz rinunciò quando giunse a formulare quella che egli stesso definì una delle sue grandi massime, la legge della continuità: "la natura non fa mai salti".

In seguiti Leibniz smise di vedere nell'estensione e nel movimento (elementi della fisica cartesiana) i costituenti originari del mondo fisico e riconobbe invece come unico elemento originario la forza. Sostituisce quindi il principio di conservazione del moto con quello di conservazione della forza (che oggi chiamiamo energia cinetica)= mv2

La forza viva rappresenta la possibilità di produrre un determinato effetto, ad esempio il sollevamento di un peso (cosa che non può fare il movimento che è il solo effetto). Il movimento non è reale di per sé, come non lo sono lo spazio e il tempo che devono essere considerati "enti di ragione" attraverso i quali esprimiamo i rapporti di coesistenza e di successione delle cose. La forza è dunque la vera realtà dei corpi.

Leibniz accetta il meccanicismo di Cartesio solo come una spiegazione provvisoria che esige di essere integrata da una spiegazione più alta, fisico-metafisica.

Va distinta la forza passiva (che costituisce la materia) da quella attiva (la vera e propria forza, il conatus).

Anche la massa quindi non è più nulla di corporeo, sicché Leibniz risolve la realtà fisica in una realtà incorporea. Il dualismo cartesiano viene risolto tutto a fare della res cogitans, eliminando la res extensa.