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L'Impero di Carlomagno

4. L'Impero di Carlomagno

L'incoronazione
Questa collaborazione tra Carlo e Roma fu sancita la notte di Natale dell'800, quando Carlo fu incoronato da Papa Leone III facendo nascere l'Impero Carolingio.

Questa incoronazione di fatto decretava Carlo il difensore ufficiale della Chiesa e quindi conferiva lui una sorta di potere universale che solo il Papa poteva riconoscere.

L'ordinamento dell'impero Carolingio

L'ordinamento si reggeva innanzitutto su una forte compenetrazione tra Stato e Chiesa con il forte coinvolgimento dei vescovi negli affari di Stato.

Furono creati diversi distretti amministrativi, di variabile grandezza e importanza, come le contee, le marche (di solito territori di confine) e i ducati. Chi amministrava questi territori, ovvero conti, marchesi e duchi, erano scelti tra l'aristocrazia franca ed erano legati al re da uno stretto rapporto feudale. Chi amministrava questi territori ne beneficiavano delle rendite con le quali mantenevano esercito e giustizia per conto del re. Questi uffici erano temporanei e i titoli tornavano al re alla morte del funzionario (non erano cioè ereditari).

Per equilibrare il potere che questi signori avevano nelle loro terre, Carlo nominò anche i cosiddetti missi dominici con il compito di controllare l'operato dei signori, inviandoli di volta in volta nelle loro terre.

La legislazione

Intensa fu l'attività legislativa di Carlo, testimoniata dai capitolari, ovvero leggi costituite da brevi articoli.

Queste leggi si occupavano di diritto pubblico ma anche dell'organizzazione ecclesiastica.

L'economia curtense

La struttura portante dell'economia carolingia su il sistema curtense, fondata dalla curtis.

La curtis è un territorio di proprietà di un signore che solitamente divideva in due parte, una chiamata dominica, sotto le sue dirette dipendenze, e una detta massaricia, che veniva data in gestione ai contadini i quali, in cambio dovevano al loro signore: una parte del raccolto e l'impegno a lavorare gratuitamente nelle terre del signore (questo lavoro veniva chiamato corvèe).

L'economia curtense era fondamentalmente finalizzata all'autoconsumo (anche per la scarsità di denaro in circolazione) ma non era raro che, per l'intraprendenza di qualche contadino, si riuscisse a produrre, talvolta, più del necessario e il surplus fosse destinato alla vendita.