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L'Impero di Carlomagno

Sito: Meta-Apprendisti
Corso: Liceo Italiano IMI di Istanbul (classi seconde)
Libro: L'Impero di Carlomagno
Stampato da: Utente ospite
Data: martedì, 3 dicembre 2024, 18:52

1. I Pipinidi

Nel regno Franco il potere era nelle mani non dei legittimi re ma nei loro maggiordomi, sia in Neustria che in Austriasia. Essi furono chiamati Pipinidi perché discendenti di Pipino di Lauden, maestro di palazzo nella prima metà del VII sec.

Il primo dei Pipinidi di un certo rilievo fu Carlo Martello che inaugurò una ampia politica di ricomposizione territoriale del regno franco e fu protagonista nel 732 della storica vittoria a Poitiers contro gli arabi che si trovavano in Spagna, fermandone l'espansione in Europa.

Tra i due figli, Carlomanno e Pipino il Breve, prevalse il secondo che si dedicò ad una ampia opera di riorganizzazione della Chiesa Franca e di moralizzazione del Clero, oltre che ad una forte opera di conversione delle genti ancora pagane, guadagnandosi anche il favore del Papa.


2. Le origini del feudalesimo

I valori militari erano molto importanti nel mondo germanico ma con l'abbandono del nomadismo si verificò una frequente disaffezione per la vita militare e la vita militare rimase intatta solo in ristretti gruppi di guerrieri (quelli che potevano permettersi una armatura e un cavallo). Questi guerrieri erano al seguito dei sovrani ed erano tenuti a un rapporto di giuramento nei confronti del loro re. Sotto i Pipinidi questa dichiarazione di fedeltà veniva accompagnata da una concessione di terre in usufrutto da parte del superiore dando inizio a quello che si chiamerà rapporto vassallatico-beneficiario o feudale.

Grazie alla notevole quantità di terre che potevano essere elargite, i Pipinidi si assicurarono grandi clientele armate.

3. L'espansione franca in Italia e in Europa

In Italia

Le guerre di espansione dei Pipinidi si verificarono prima di tutto in Italia.

Di fronte al dilatarsi del regno Longobardo con il re Astolfo, il Papa Stefano II, dichiarò il suo legame a Pipino nominandolo patrizio dei Romani, cioè protettore di Roma. Con quesato titolo Pipino giunse in Italia e donò buona parte dei territori sottratti ai Longobardi al Papa, anche in virtù di un documento, creato proprio in questi anni, e chiamato Donazione di Costantino (falso creato ad hoc nel quale si afferma che l'imperatore Costantino avrebbe donato Roma e i suoi domini a Papa Silvestro prima di partire per la sua nuova città, Costantinopoli).

A finire la guerra contro i Longobardi fu il figlio di Pipino, Carlo (il futuro Carlomagno) che dopo averli sconfitti (nel 773) si fece incoronare Re dei Longobardi, a Pavia (capitale Longobarda).

In Europa

Conquistata l'Italia, Carlo combattè guerre per altri 20 anni per porre sotto il suo dominio anche quelle regioni franche che godevano di autonomia, come l'Aquitania e la Borgogna.

Numerose guerre furono combattute anche sul fronte orientale, arrivando ad estendere i suoi territori fino al fiume Reno.

Dopo la caduta dell'Impero Romano non c'era mai stata una così grande estensione territoriale sotto una unica corona. Questo nuovo impero, tra l'altro, come quello antico, aveva un profondo legame con Roma, grazie alla collaborazione con il Papa.

4. L'Impero di Carlomagno

L'incoronazione
Questa collaborazione tra Carlo e Roma fu sancita la notte di Natale dell'800, quando Carlo fu incoronato da Papa Leone III facendo nascere l'Impero Carolingio.

Questa incoronazione di fatto decretava Carlo il difensore ufficiale della Chiesa e quindi conferiva lui una sorta di potere universale che solo il Papa poteva riconoscere.

L'ordinamento dell'impero Carolingio

L'ordinamento si reggeva innanzitutto su una forte compenetrazione tra Stato e Chiesa con il forte coinvolgimento dei vescovi negli affari di Stato.

Furono creati diversi distretti amministrativi, di variabile grandezza e importanza, come le contee, le marche (di solito territori di confine) e i ducati. Chi amministrava questi territori, ovvero conti, marchesi e duchi, erano scelti tra l'aristocrazia franca ed erano legati al re da uno stretto rapporto feudale. Chi amministrava questi territori ne beneficiavano delle rendite con le quali mantenevano esercito e giustizia per conto del re. Questi uffici erano temporanei e i titoli tornavano al re alla morte del funzionario (non erano cioè ereditari).

Per equilibrare il potere che questi signori avevano nelle loro terre, Carlo nominò anche i cosiddetti missi dominici con il compito di controllare l'operato dei signori, inviandoli di volta in volta nelle loro terre.

La legislazione

Intensa fu l'attività legislativa di Carlo, testimoniata dai capitolari, ovvero leggi costituite da brevi articoli.

Queste leggi si occupavano di diritto pubblico ma anche dell'organizzazione ecclesiastica.

L'economia curtense

La struttura portante dell'economia carolingia su il sistema curtense, fondata dalla curtis.

La curtis è un territorio di proprietà di un signore che solitamente divideva in due parte, una chiamata dominica, sotto le sue dirette dipendenze, e una detta massaricia, che veniva data in gestione ai contadini i quali, in cambio dovevano al loro signore: una parte del raccolto e l'impegno a lavorare gratuitamente nelle terre del signore (questo lavoro veniva chiamato corvèe).

L'economia curtense era fondamentalmente finalizzata all'autoconsumo (anche per la scarsità di denaro in circolazione) ma non era raro che, per l'intraprendenza di qualche contadino, si riuscisse a produrre, talvolta, più del necessario e il surplus fosse destinato alla vendita.