Federico Barbarossa e i Comuni
Sito: | Meta-Apprendisti |
Corso: | Liceo Italiano IMI di Istanbul (classi seconde) |
Libro: | Federico Barbarossa e i Comuni |
Stampato da: | Utente ospite |
Data: | giovedì, 21 novembre 2024, 13:49 |
1. Lo sviluppo delle autonomie cittadine
Durante la lotta per le investiture, venendo meno l'autorità dei vescovi, nelle città nasce un nuovo organo di governo il cui scopo era mantenere la pace: il consolato. Accanto a questa magistratura si trovano esponente del mondo feudale ma anche appartenenti al nuovo ceto mercantile (particolarmente interessati al governo delle città).
La magistratura di questo periodo, detto periodo consolare, è il collegio dei consoli con potere esecutivo.
Accanto a esso operava l'arengo, o assemblea, con potere legislativo.
A poco a poco queste nuove magistrature andranno a sostituirsi completamente al potere del vescovo nelle città.
2. Federico Barbarossa
Nel 1152 viene eletto imperatore Federico I detto Barbarossa. Il suo scopo fu quello di rafforzare l'autorità imperiale, soprattutto in Italia dove, il diffondersi dei comuni, aveva reso le città del regno molto più autonome. Dai comuni italiani pretendeva in particolare la restituzione delle jura regalia, cioè i diritti del potere regio (amministrazione della giustizia e riscossione delle tasse).
Sceso in Italia per essere incoronato Imperatore da Papa Alessandro III (che inizialmente lo appoggiò), convocò due diete a Roncaglia (vicino Milano) per chiedere la restituzione delle regalie. Di fronte al rifiuto di Milano, Barbarossa in risposta distrusse la città (1162).
I comuni del nord Italia, spaventati dall'imperatore, decisero di unirsi in una Lega per difendere la loro autonomia e crearono nel 1167 la cosiddetta Lega Lombarda sostenuta anche da Papa Alessandro III in cui onore fu fondata la città di Alessandria, vicino Torino. Proprio contro Alessandria, Federico I concentrò le sue forze per raderla al suolo senza riuscirci e infine fu sconfitto a Legnano (1176).
La guerra finì con la Pace di Costanza (1183) nella quale Federico I riconosce l'utilizzo delle regalie dei Comuni purché questi riconoscessero l'autorità imperiale.
3. Il Comune podestarile
Con la Pace di Costanza i Comuni si trasformano in entità politiche autonome. La struttura governativa si complica e si evidenzia l'esigenza di una più ampia partecipazione popolare. Spesso questa esigenza si trasformava in una lotta tra nobili (ricchi mercanti) da una parte e il popolo dall'altra. Questo conflitto si risolse con il ricorso a una nuova magistratura: il podestà. Questo era di solito uno straniero (quindi super partes rispetto agli interessi delle singole fazioni).
Durante il periodo podestarile i Comuni estendono la loro autorità anche nelle campagna intorno, sottomettendo alla loro legge anche i signori locali.
4. Il Comune popolare
Per contrastare il crescente potere dei cosiddetti magnati (nobili che dalle campagne tornavano a vivere in città e ricchi commercianti), il popolo si riunì in un proprio istituto: il capitano del popolo, dividendo il potere esecutivo con il Podestà.
Il comune popolare per impedire il concentramento del potere nei magnati emanò molto spesso leggi che impedivano ai nobili di partecipare nelle cariche pubbliche.