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La Sinistra Storica al governo

Depretis e Crispi

Sito: Meta-Apprendisti
Corso: Liceo Italiano IMI di Istanbul (classi quarte)
Libro: La Sinistra Storica al governo
Stampato da: Utente ospite
Data: giovedì, 21 novembre 2024, 16:33

1. Il governo Depretis

Con la caduta dell'ultimo governo della Destra di Minghetti (18 marzo 1876), il 25 marzo viene nominato per la prima volta un primo ministro della Sinistra Storica: Agostino Depretis, leader dell'opposizione, che resterà in carica fino al 1876.

Nello stesso anno sono svolte le elezioni che vedono la vittoria del fronte della sinistra da lui guidata.

Depretis, in gioventù è stato mazziniano (come molti), ma ora guida il fronte moderato dei liberali industriali.

Il suo programma può essere riassunto in quattro punti chiave:

  1. Eliminare l'analfabetismo e nel 1877 emana la Legge Coppino che porta l'obbligo scolastico a 9 anni e introduce asili e scuole serali;
  2. Allargare il suffragio e viene deciso che a votare possono andare tutti gli italiani che abbiano compiuto 21 anni, abbiano fatto la seconda elementare e che possano pagare 20 lire di imposte annue (contro le 40 della legge elettorale precedente)
  3. Abolire la odiata tassa sul macinato e che verrà in effetti abolita nel 1884 portando però di nuovo il paese in deficit.
  4. Decentrare l'amministrazione (fino a quel momento molto accentrata così come fu voluta da Ricasoli)

Nel 1882, alle successive elezioni, votano due milioni di persone (invece di 400.000 come alle elezioni precedenti). Vince ancora la sinistra ma per la prima volta entra in parlamento un socialista (Andrea Costa) e questo allarma molto i deputati liberali.

Negli anni '70 vengono fondate le prime grandi industrie italiane: Pirelli, Terni, Breda, ma il settore trainante è ancora l'agricoltura, che nel sud è ancora dominata dal latifondo. L'agricoltura negli anni '80 entra in profonda crisi a causa dei cerali introdotti dagli USAe chiedono per la prima vota protezioni doganali (ricordiamo che l'agricoltura tradizionalmente è liberista) e nel 1887 Depretis introduce i dazi.

Si ha quindi con la sinistra una forte svolta protezionista che porta ad un aumento della produzione industriale ma anche ad un aumento dei prezzi e a più forti conflitti sociali.

Nel 1881 la Francia occupa la Tunisia provocando una forte delusione italiana (che considerava la Tunisia come una sua colonia) e questo fa sì che l'Italia cerchi una alleanza economica con la Germania e l'Austria per uscire dall'isolamento (che diventerà la Triplice Alleanza). L'alleanza con l'Austria non viene capita da molti, perché l'Austria occupa ancora territori che gli italiani credono dell'Italia (Trento e Trieste, ad esempio) ma l'Italia ha bisogno di uscire dall'isolamento e ha bisogno dei capitali tedeschi e soprattutto del grande mercato tedesco dove esportare i suoi prodotti.

Con Depretis inizia la prima vera avventura coloniale dell'Italia tentando di occupare l'Etiopia la quale però, guidata dal suo Negus, ha la meglio e l'esercito italiano viene massacrato a Dogali

2. I Governi Crispi

Nel 1887 Depretis, a causa della sua fallita avventura coloniale, viene sostituito da Francesco Crispi il quale, il consenso del re Umberto I, assume oltre alla carica di primo ministro anche quella di ministro degli esteri e dell'interno.

Francesco Crispi è uomo deciso e risoluto, quello che il re voleva per l'Italia.

Da fervente mazziniano (ha partecipato ai moti del 1848 ed era uno degli organizzatori della Spedizione dei Mille di Garibaldi) è diventato un sostenitore della monarchia che vorrebbe trasformare in qualcosa di ancora più autoritario.

Le sue riforme alternano leggi progressiste a scelte autoritario:

  • Nel 1888 lascia che il sindaco venga eletto (prima era nominato) nel comuni con più di 10000 abitanti
  • Allo stesso tempo estende il potere dei prefetti (delle province)
  • Nel 1889 con la Legge Zanardelli abolisce la pena di morte
  • Allo stesso tempo diminuisce i diritti sindacali e aumenta la polizia

La sua politica colonia è molto aggressiva e con il negus di Etiopia, Menelik, raggiunge un accordo noto come il Trattato di Uccialli con il quale si stabilisce (secondo la versione italiana, quella etiope era leggermente diversa) che l'Italia avrebbe occupato l'Eritrea e avuto protettorati su Etiopia e Somalia.

Crispi non fa in tempo a far valere il trattato perché il suo governo viene messo in minoranza e al suo posto, nel 1891, viene nominato Giovanni Giolitti, altro esponente della sinistra, ma più moderato.

Durante il governo Giolitti, nel 1893, scoppia una feroce rivolta in Sicilia (la rivolta dei Fasci Siciliani) che chiede meno tasse e più terra. A Giolitti viene chiesto di intervenire con la polizia ma lui rifiuta perché ritiene che le rivolte non vadano represse ma comprese nelle loro cause. Questa decisione lo farà etichettare come un debole.

Lo stesso anno torna Crispi che manda in Sicilia un esercito di 50.000 uomini e reprime la rivolta nel sangue.

In Etiopia Crispi chiedeil rispetto del trattato di Uccialli ma Menelik rifiuta il protettorato italiano e scoppia la guerra che porterà alla sconfitta dell'Italia e al massacro di Adua, con 7000 morti.

Nel 1896 Crispi si dimette.

3. La Crisi di fine secolo

Con le dimissioni di Crispi finisce il ventennio di Sinistra Storica in Italia e viene nominato primo ministro Rudinì che firma con l'Etiopia il trattato di Addis Abeda (con il quale l'Italia rinuncia all'Etiopia ma ottiene la Somalia).

Durante il suo govearno l'Italia attraversa una crisi alimentare terribile. A causa del blocco dell'importazione del grano USA, mancheranno i generi alimentari di prima necessità (come il pane).

Il 6 maggio 1898, a Milano, durante una manifestazione, il generale Bava Beccaris spara con i cannoni sulla folla provocando numerosi morti e arrestando molti socialisti come Turati. A seguito di questa prova Beccaris viene addirittura insignito di una medaglia dal Re. 

Rudinì si dimette e al suo posto viene nominato il ministro Pelloux che tenterà trasformare il paese in senso ancora più autoritario togliendo molta libertà di stampa e facendo ostruzionismo in parlamento.

Ma la sua politica non ha successo e alle elezioni del 1900 la sinistra radicale avanza in parlamento e il 29 luglio Gaetano Bresci anarchico italiano emigrato negli USA, uccide il re Umberto I per vendicare i morti di Milano.

Il nuovo Re, Vittorio Emanuele III, sembra aver imparato la lezione e nel 1900 nomina primo ministro il vecchio Zanardelli, uomo moderato e della sinistra storica.