L'età giolittiana
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Corso: | Liceo Italiano IMI di Istanbul (classi quarte) |
Libro: | L'età giolittiana |
Stampato da: | Utente ospite |
Data: | giovedì, 21 novembre 2024, 12:11 |
1. Vittorio Emanuele III
Il nuovo re Vittorio Emanuele III ereditava il trono in una situazione politica difficile, culminata con la morte del predecessore Umberto I con l'attentato di Gaetano Bresci (che volle vendicare i morti di Milano provocati dal generale Bava Beccaris) e volle quindi provare a inaugurare una politica più democratica, richiamando al potere gli uomini della sinistra.
Dopo il ministero Zanardelli (1901-1903) che concesse il diritto di sciopero, salì al potere Giovanni Giolitti che, a parte brevi intervalli, rimase al potere per circa dieci anni.
Ha inizio quella che viene chiamata Età Giolittiana.
Zanardelli si ricorderà come il ministro della Giustizia sotto il governo Crispi che abolì la pena di morte in Italia.
Giolitti si ricorderà invece come il capo del governo che durante i moti dei Fasci Siciliani decise di non usare il pugno duro ma di dichiarare lo Stato arbitro e non qualcosa che prende le parti di una classe sociale contro l'altra.
Due uomini quindi convinti del ruolo dello Stato come garante dei diritti e della legge.
2. Ministero Giolitti
Giovanni Giolitti, proveniente dalla borghesia liberale, svolse un programma moderato, soprattutto grazie alla sua politica di concertazione (cioè tentando di far dialogare con lo Stato tutte le sue forza di opposizione) con:
- I socialisti, che erano divisi in moderati (guidati da Turati) e massimalisti (più radicali)
- I nazionalisti, che chiedevano una politica italiana all'estero più forte, con la conquista di uno "spazio vitale" in qualche colonia
- I cattolici che, dopo la scomunica di PIO IX del 1870 ancora non potevano partecipare alla vita politica del paese.
La sua politica economica e finanziaria favorì il progresso della grande industria (soprattutto nel triangolo Milano-Torino-Genova) e curò il miglioramento delle finanze portando la lira a essere una delle monete più forti in europa. Questa politica ovviamente aumentava anche il fronte del socialismo (cioè del sostegno della sempre più vasta componente operaia alle idee socialiste) e quindi, per quanto riguarda i socialisti, fece suo buona parte del programma minimo del socialismo, anche cercando di coinvolgere Turati nel governo:
- consiglio del lavoro
- assicurazioni sul lavoro
- assicurazioni per la vecchiaia
- divieto di lavoro a donne e bambini
Introdusse anche, nel 1913, il Suffragio Universale (con poche restrizioni).
Il suffragio universale però rischiava di favorire molto i socialisti alle elezioni quindi cercò un modo per riportare i cattolici a votare e lo trovò con il patto Gentiloni: un accordo stipulato tra i liberali di Giovanni Giolitti e l'Unione Elettorale Cattolica Italiana presieduta da Vincenzo Ottorino Gentiloni in vista delle elezioni politiche del 1913. Il partito liberale mise a disposizione una nutrita quantità di seggi per i candidati cattolici. Da parte sua, Vincenzo Gentiloni fu incaricato di passare al vaglio i candidati liberali, al fine di far confluire i voti dei cattolici su quelli di loro che promettessero di fare propri i valori sottolineati dalla dottrina cristiana e, parallelamente, di negare il proprio sostegno a leggi anticlericali.
Nello stesso tempo nascono e si diffondono in Italia molte associazioni patriottiche e irredentiste fino alla fondazione, nel 1910, del partito Nazionalista. Per contenere il loro bisogno di imperialismo, Giolitti compì nel 1912 la conquista della Libia che era sotto il dominio della Turchia.