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La Rivoluzione Russa

Dai primi societ del 1905 allo stalinismo

Sito: Meta-Apprendisti
Corso: Liceo Italiano IMI di Istanbul (classi quarte)
Libro: La Rivoluzione Russa
Stampato da: Utente ospite
Data: giovedì, 30 gennaio 2025, 06:54

1. L'impero Russo prima della guerra

Fino a pochi anni prima della Grande Guerra, l'Impero Russo aveva raggiunto una enorme estensione, abitato da popoli molto diversi e poco integrati.

Da un punto di vista politico era ancora una monarchia assoluta sotto gli zar della dinastia dei Romanov.

Da un punto di vista economico era uno stato profondamente arretrato, al limite della sussistenza agricola.

L'unico imperatore che era riuscito a introdurre qualche riforma fu Alessandro II il quale nel 1861 abolì la servitù della gleba (lo stato in cui si trovavano i contadini, di fatto schiavi legati alla terra che lavoravamo per conto dell'aristocrazia) e realizzò la costruzione di alcune industrie, tutte nella parte europea dello Stato: Mosca, San Pietroburgo e Rostov.

Ma Alessandro II fu assassinato nel 1881 e i suoi successori repressero duramente ogni opposizione liberale.

Nel 1905, a seguito della guerra persa contro il Giappone per il controllo della Manciuria (regione cinese del nord), scoppiarono molti disordini che coinvolsero sia gli operai, che si riunirono nei soviet, sia l'esercito. Nicola II, nipote di Alessandro II, fu costretto a concedere la costituzione di un parlamento, la Duma, eletto da poche persone e con pochissimi poteri.

L'agricoltura era ancora praticata con mezzi molto scarsi ma tuttavia con l'abolizione della servità della gleba (1861) la proprietà di una parte delle terre su estesa a 20 milioni di contadini liberi. Grazie a questa riforma la produzione di frumento iniziò a crescere fino a superare quella degli Stati Uniti. I prezzi molto bassi di questo frumento permise una politica di esportazione dei prodotti agricoli in Europa e quindi la possibilità di creare un capitale necessario per l'acquisto dei macchinari per la formazione delle prime industrie.

2. I socialdemocratici

L'opposizione dei socialisti allo zar era clandestina e di nascosto si riunivano nel Partito Socialdemocratico Russo.

Tale partito nel 1903 si divise in due correnti:

  1. Il partito Menscevico, il quale sosteneva che occorreva attuare riforme politiche e sociali alleandosi con la nascente borghesia allo scopo di trasformare la Russia in un paese industriale e quindi solo successivamente attuare una rivoluzione di stampo marxista;
  2. Il partito Bolscevico, il quale sosteneva che bisognava prendere il potere subito e fare in modo che fosse il partito la guida di questa rivoluzione.

Fra i capi del partito bolscevico vi era Lenin, un rivoluzionario rifugiatosi all'estero che si ispirava alle teorie di Marx. Secondo la sua idea non era necessario però, come sosteneva Marx, che un paese fosse industrializzato perché la classe operaia si mettesse a capo di una rivoluzione, era necessario che un partito guidato da rivoluzionari di "professione" si ponesse come guida e avanguardia per la realizzazione di una nuova società comunista alla quale tutti, facendone parte, ne avrebbero colto le conseguenze positive. Questa nuova società avrebbe dovuto fondarsi sui seguenti principi:

  • Proprietà collettiva dei mezzi di produzione e distribuzione (comprese le terre)
  • Abolizione della religione, della proprietà privata e di conseguenza della distinzione in classi sociali

Ma la società russa era formata perlopiù da contadini i quali avevano conquistato la terra a caro prezzo, dopo il 1861, ed erano fortemente tradizionalisti e religiosi. Tra essi in particolare vi erano i kulaki, contadini più ricchi che avrebbero fatto molta opposizione ad una rivoluzione così come la pensò Lenin.

3. 1917: le due rivoluzioni

La rivoluzione di febbraio

La Russia fu tra i paesi che pagarono il prezzo più alto della guerra di trincea della Prima Guerra Mondiale. In tre anni di conflitto persero circa 6 milioni di soldati, che per la maggioranza erano contadini strappati alla terra. 

Dopo l'inverno 1916/17 si verificò una grave carestia e nel febbraio 1917 a Pietrogrado scoppiarono numerose rivolte che lo Zar tentò di reprimere con l'esercito che però prese le difese dei rivoltosi. Lo Zar fu costretto ad abdicare e cessò l'impero degli zar.

Le poche forze liberali del paese formarono un governo provvisorio con lo scopo di trasformare la Russia in una monarchia liberale e di continuare la sua partecipazione nella guerra.

Nelle città però il popolo si riunì nuovamente nei soviet che voleva invece subito la pace.

La rivoluzione di ottobre
In Aprile, di ritorno dalla Svizzera, Lenin pronuncio le famose Tesi di Aprile ("Tutto il potere ai Soviet") e approfittando di un momento di debolezza del governo liberale guidato da Kerenskij, aiutò per impedire un colpo di Stato organizzato dal generale zarista Kornilov, e durante la notte tra il 6 e il 7 novembre, guidò la rivoluzione di ottobre sostituendo al governo liberale un governo rivoluzionario.

Le prime iniziative di questo governo fu: una pace immediata, la confisca della grande proprietà fondiaria e il controllo degli operai della produzione industriale (tramite i soviet).

La pace fu ottenuta con l'accordo di Brest-Litovsk e per la Russia fu un grande sacrificio in termini di terre cedute alla Germania ma fu considerata necessario per il raggiungimento della pace e la possibilità di realizzare in Russia la Rivoluzione.

Il 19 gennaio 1918 Lenin instaurò la cosiddetta Dittatura del proletariato, cioè il potere assoluto del Partito Bolscevico che poi si chiamerà Partito Comunista dell'Unione Sovietica.

4. La guerra civile

A seguito della proclamazione del governo rivoluzionario il paese si divide in due facendo scoppiare una guerra civile.

Contro i rivoluzionari si schierano i generali rimasti fedeli allo Zar, le cui armate furono chiamate bianche e trovarono appoggio anche in molte potenze uscite vittoriose dalla Grande Guerra, come Giappone, Inghilterra e Francia.

Conto di essi l'esercito organizzato da Trotzkij, chiamato l'armata rossa, che riuscì a batterlo ma lasciando sul campo circa 5 milioni di morti.

Lo zar fu fatto fucilare con tutta la sua famiglia.

Alla fine della guerra nacque l'Uniove delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS).

5. La Terza Internazionale

Alla fine della Guerra Civile, nel 1919, Lenin propose la creazione della Terza Internazionale (Komintern).

A questa nuova internazionale potevano aderire tutti i partiti socialisti e comunisti del mondo (ma principalmente europei) alla precisa condizione che dovessero rompere con il riformismo e con le alleanze nei rispettivi paesi con i partiti di estrazione liberale o socialdemocratica.

Lo scopo di questa internazionale, almeno inizialmente, fu quello di creare all'interno dei paesi capitalisti una opposizione comunista che avesse come punto di riferimento Mosca (che nel frattempo era diventata la capitale del paese russo e sede del partito comunista soviativo). 

Il Komintern doveva rappresentare una sorta di "cintura di sicurezza" del comunismo all'interno del capitalismo

6. La Nuova Politica Economica (NEP)

Con la fine della Guerra Civile nuovi problemi economici attendevano il governo sovietico che aveva precedentemente confiscato tutti i mezzi di produzione (comprese le terre) dichiarandoli di proprietà collettiva: la produzione agricola si era dimezzata, quella industriale era calata al 10% e il commercio estero era scomparso.

Per porre rimedio Lenin decide di trovare una soluzione di compromesso temporaneo e inaugurò una politica economica che chiamò NEP, Nuova Politica Economica

Secondo questa politica i contadini furono autorizzati a possedere una certa quantità di terre private, e solo le terre più estese divennero di proprietà collettiva. Nel settore industriale furono nazionalizzate (cioè trasferite al controllo dello Stato) le industrie con più di 20 dipendente, mentre restavano private le più piccole. 

La NEP diede subito buoni risultati e tra il 1923 e il 1924 l'economia si riprese, grazie al contributo di circa il 60% dal settore privato. Nel settore contadino quasi il 98% della produzione era frutto del settore privato grazie all'iniziativa dei Kulaki.

7. Stalin

Nel 1924 Lenin muore dando vita a una dura lotta tra i suoi successori.

I due successori più accreditati furono Trotzkij e Stalin.

Il primo era più amato dal popolo, se non altro per essere riuscito a sconfiggere l'armata bianca durante la guerra civile con la sua arata rossa, ma il segretario del partito diventò Stalin.

Tra i due vi era forte contrasto di idee, soprattutto sul come condurre la Terza Internazionale.

Trotzkij riteneva che l'internazionale doveva servire a realizzare una sorta di rivoluzione permanente anche all'interno dei paesi capitalisti, perché a suo avviso il comunismo non può realizzarsi se non si realizza in tutti i paesi.

Stalin invece era per "un socialismo in solo paese" e cioè per rafforzare il comunismo sovietico. Indubbiamente questa soluzione fu ritenuta più realistica, anche perché le attese rivoluzioni comuniste nei paesi a capitalismo avanzato, come Trotzkij si aspettava, non si realizzarono.

Con la vittoria di Stalin, Trotzkij fu prima messo fuori dal partito poi costretto all'esilio finché fu ucciso in Messico, nel 1940, per ordine di Stalin, dopo che ebbe proclamato la Quarta Internazionale.

Ottenuto il potere Stalin creò in Russia una vera e propria dittatura personale che lo portò a eliminare tutti i nemici interni che potessero ostacolare l'accrescimento del suo potere personale.

8. I Piani Quinquennali

Stalin fece di tutto per trasformare l'Unione Sovietica in un paese industriale e lo fece con una serie di programmi che chiamo Piani Quinquennali che tutti erano obbligati a rispettare. Questi piani prevedevano il controllo totale della produzione industriale e agricola con degli obiettivi da realizzare. Tutto ciò venne realizzato sfruttando al massimo tutte le risorse minerarie e petrolifere del paese.

Il paese in meno di dieci anni divenne la seconda potenza industriale (soprattutto per quanto concerne l'industria pesante) del paese ma ciò costò enormi sacrifici e l'impoverimento della popolazione russa che arrivò ai limiti della sopravvivenza.

Nel 1930 Stalin dichiarò conclusa la NEP e tornò a voler collettivizzare le terre distruggendo ogni forma di proprietà contadina. I Kulaki si opposero in ogni modo. La reazione di Stalin fu spietata e centinaia di migliaia di Kulaki furono uccisi o deportati nei campi di lavoro (Gulag) in Siberia.

Nel 1936 tutte le proprietà terriere erano collettivizzate e furono divise in aziende cooperative (Kolchoz) e statali (Sovchoz).

9. Il Terrore e l'eco in Occidente

Stalin ebbe un potere assoluto.

Dopo lo sterminio dei Kulaki, chiunque si opponesse alla sua tirannia, era fucilato. Ma spesso veniva eliminato anche chi, all'interno del partito, Stalin riteneva potesse, con le sue capacità o prestigio, metterlo in ombra.

Centinaia di migliaia di vittime, fra il 1934 e il 1939, furono quelle del cosiddetto terrore staliniano o delle Grandi Purghe. 

In Occidente le notizie provenienti dalla Russia sollevarono grandi emozioni, sia di paura che di ammirazione.

Le classi dirigente e la borghesia temevano che questa rivoluzione fosse contagiosa e spingesse anche le classi operaie dei propri paesi a voler fare altrettanto.

Per le classi operaie fu invece vista come una speranza.

Poco o niente si sapeva di ciò che stava facendo Stalin al suo popolo e fino almeno alla sua morte (1953) fu visto da buona parte della classe operaia occidentale come un eroe della rivoluzione.