Fede e ragione
Uno dei capisaldi della Scolatica che ha attraversato tutto il suo sviluppo, dalle origini alla sua crisi, influenzando però, notevolmente, anche la filosofia successiva, è il rapporto Fede e Ragione già sintetizzato da Agostino nella celebre massima:
"Capisco per crede, credo per capire"
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Libro: | Fede e ragione |
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Data: | giovedì, 21 novembre 2024, 16:53 |
1. Agostino d'Ippona
L'uomo, creato a immagine di Dio, non può che contenerne le tracce. L'uomo, interrogando se stesso, trova la Verità come illuminazione di Dio:
la consapevolezza di Dio e della Verità sono dunque strettamente connessi.
La prima, la Fede, è un dono di Dio (non può essere acquisita, dall'uomo, autonomamente) che ha come conseguenza la conoscenza della sua volontà.
La seconda, la conoscenza tramite l'Intelletto, non può che portare alla consapevolezza della Necessità di Dio.
Fede e ragione sono dunque strettamente connesse, ognuna ha bisogno dell'altro: la fede senza ragione è superstizione, la ragione senza fede è cieca, manca di un orizzonte.
Potremmo aggiungere che se Dio ha creato l'Uomo perché ne realizzi la volontà (l'Anima plotiniana) non può, vien da sé, "nascondersi", cioè rendersi incomprensibile all'Uomo ma desidera che la sua volontà sia Intellettivamente comprensibile. La Ragione non solo quindi non è contraria alla Fede ma l'usarla è una precisa richiesta di Dio.
2. Anselmo d'Aosta
Arcivescovo di Carterbury che solennemente sostiene:
La Fede è necessaria ma non sufficiente (Credo ut intelligam), essa necessità anche di capirne i contenuti (Fides quaerens intellectum)
A questo proposito Anselmo offre ben due dimostrazioni dell'esistenza di Dio, una contenuta nel "Monologion", l'altra nel "Proslogion".
La prima prova è detta "logica" e fornisce le prove di Dio come, appunto, una necessità logica in quanto esistendo un ordine gerarchico di perfezione deve esservi una perfezione assoluta di cui ogni ente inferiore ne partecipo. La perfezione assoluta è Dio.
La seconda prova, assai più conosciuta, è la prova "ontologica" la cui argomentazione è la seguente:
- Anche l'Ateo quando afferma la non esistenza di Dio ne ha una Idea (altrimenti non potrebbe negarne l'esistenza)
- La definizione di Dio, anche dell'Ateo è: ciò di cui non si può pensare niente di maggiore
- Non può non esistere o entra in contraddizione con la sua stessa definizione (se non esiste vi sarebbe qualcosa di più grande)
Questa prova fu obiettata da Gaunilone in quale afferma che chi nega Dio non è detto che ne abbia concetto. Anselmo ha dimostrato Dio solo come "possibilità logica".
3. Tommaso d'Aquino
Domenicano e uno dei massimi esponenti della scolastica il cui compito fu di far coesistere armonicamente religione cristiana e Aristotele (così come Agostino tentò con Platone). Il risultato:
- Ordine cosmico della ragione subordinato alla fede, la filosofia alla teologia, lo Stato alla Chiesa
Pericoloso riformatore, fa breccia nell'impianto accettato neoplatonico-agostiniano.
In Tommaso si ha una sostanziale fiducia nella Ragione la quale non perde con il peccato le sue potenzialità (la Grazia non annulla la Natura, ma la compie, la perfeziona). La Ragione si trova ad avere uno spazio autonomo di supporto alla fede e lo fa in tre modi:
- fornendo i cosiddetti preambula fidei (verità la cui dimostrazione è necessaria alla fede, ad esempio le dimostrazioni dell'esistenza di Dio)
- chiarendo le verità di fede mediante similitudini
- annullando le obiezioni contrarie alla fede
Se c'è una incongruenza tra fede e ragione, l'errore è in quest'ultima oppure si tratta di una verità di fede inaccessibile alla ragione (come ad esempio la Trinità).
Approfondiamo qui solo i preambula fidei, ovvero le dimostrazioni dell'esistenza di Dio che per Tommaso sono a posteriori (criticando le dimostrazioni logiche/ontologiche di Anselmo in quanto esse, secondo Tommaso provano Dio solo come possibilità logica, non come esistenza).
A posteriori Tommaso presenta 5 vie per arrivare a Dio (tutte con la medesima struttura: dagli effetti alle cause):
- ex parte motus (causa prima del movimento)
- ex ratione causae efficientis (prima causa efficiente)
- ex possibili et necessario (dal contingente al necessario)
- ex gradibus (gradualità della perfezione)
- ex gubernatione rerum (causa finale)
Merita un approfondimento solo la terza via: dal contingente al necessario: è facile immaginare che in un modo dove tutto è contingente, cioè possibile, esiste anche la possibilità che niente esista ma poiché dal niente non si genera niente, è necessario che qualcosa di necessario esista (cioè la cui esistenza non possa essere messa in discussione). Questa necessità è Dio.
4. Guglielmo d'Occam
Con Guglielmo d'Occam, francescano, il campo della Fede si separa radicalmente da quello della Ragione.
La Fede produce verità indimostrabili così come nessuna prova razionale dell'esistenza di Dio:
Non sono valide le dimostrazioni a-priori di Anselmo in quanto
- quale sia la definizione di Dio non è certo evidente per chi non crede ("Dio come quella cosa di cui non si può pensare niente di più grande")
- così come non è evidente cosa sia la "perfezione" (alla base della dimostrazione logica)
Non sono valide neppure le dimostrazioni a-posteriori perché:
- il concetto di "causa" non ha valore ontologico
- il risultato di una dimostrazione che si basa sull'esperienza non può non essere ancora nel dominio dell'esperienza