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Presentazione

(NB questo libro è in buona parte ripreso da Sapere.it - esclusi gli ultimi due paragrafi - e tutti i link rimandono a esso per eventuali approfondimenti).

Sito: Meta-Apprendisti
Corso: Apprendisti Filosofi
Libro: Presentazione
Stampato da: Utente ospite
Data: giovedì, 21 novembre 2024, 13:57

1. Biografia e maestri

Filosofo greco (Atene 428-347 a. C.). Nato da nobile famiglia, discendente per parte di madre da Solone, sin da giovane ebbe educazione filosofica; secondo Aristotele conobbe Cratilo, scolaro di Eraclito, e si familiarizzò con la dottrina eraclitea (A Cratilo dedicò un importante dialogo sulle origini del linguaggio).

A vent'anni conobbe Socrate, che lo guidò a un contatto fecondo con la filosofia. A Socrate Platone si mantenne fedele per tutta la vita, avendo visto in lui l'incarnazione del filosofare; l'intera sua produzione, lontana dal comporsi in un sistema, volle essere un continuo approfondimento interpretativo della personalità di Socrate, l'interlocutore principale di molti dialoghi e portavoce della filosofia originale di Platone. Il pensiero storico di Socrate è pertanto trasceso e allo stesso tempo rimane connesso alla sua ispirazione fondamentale. Già dalla giovinezza parve a Platone che la caratteristica prima del filosofo, il rapporto con la verità, potesse manifestarsi nella vita storica, fecondando e alimentando la politica, che riguarda la vita comune degli uomini. Dapprima lo stesso Platone fu tentato di partecipare alla vita politica della sua città, ma ne fu distolto prima dalle delusioni provocategli dal governo dei Trenta tiranni, poi dalla restaurata democrazia che se lo alienò del tutto per aver messo a morte Socrate. Da allora a Platone fu chiaro che solo un governo guidato dai filosofi poteva essere degno di venir detto buono. Di queste fasi della vita di Platone la Lettera VII, documento fondamentale per ricostruire la sua personalità, ci dà ampi squarci. Dopo la morte di Socrate Platone intraprese svariati viaggi, di cui uno forse in Egitto. Significativi per il rapporto con la politica sono i tre viaggi in Magna Grecia. A Siracusa, dove si legò di amicizia con Dione, zio di Dionisio il Giovane, Platone tentò di attuare la sua idea del governante illuminato dal filosofo. Ma Dionisio il Vecchio, allora tiranno della città, preoccupato dei suoi progetti, lo fece allontanare. Fu al ritorno ad Atene che Platone costituì l'Accademia, società culturale, alla quale diede la struttura di un'associazione religiosa. Quando Dionisio il Giovane succedette al padre, Platone tornò a Siracusa per riprendere il suo progetto, ma Dionisio, dilettante-presuntuoso del potere, deluse Platone che se ne tornò ad Atene. Una terza volta egli tornò a Siracusa, ma ancora fallì il suo tentativo di instaurare un governo retto dalla filosofia.

2. Opere

I dialoghi vengono ordinati in base a vari criteri stilistici e di contenuto e raggruppati come segue: 

periodo, scritti giovanili socratici, Apologia di SocrateCritoneIoneAlcibiade ILacheteLisideCarmideEutifrone

Queste sono le opere in cui Platone si mostra più fedele a Socrate e quindi si preoccupa di riportare, sotto forma di dialogo, esperienze reali del maestro senza apportare nessun contributo personale.

II periodo, di trapasso, EutidemoIppia MinoreCratiloIppia MaggioreMenessenoGorgiaRepubblica IProtagoraMenone

Questo è il periodo della cosiddetta "Seconda Navigazione", cioè il come si tenta di superare le posizioni del maestro Socrate pur mantenendone le ragioni di fondo. Ne parleremo più avanti trattando di Cratilo e Menone.

III periodo, dottrina delle idee, FedoneConvitoRepubblica II-XFedro

Le opere più conosciute di Platone, quelle che rappresentano al meglio il suo "impianto filosofico". 

IV periodo, autocritica e fase finale, ParmenideTeetetoPoliticoFileboTimeoCriziaLe leggi

Le opere della vecchiaia, quelle in cui Platone sembra mettere in discussione il suo stesso sistema evidenziando alcune falle che necessitano di essere spiegate. 


3. Il dialogo e il mito

La filosofia platonica rappresenta il grande momento di sintesi delle concezioni più profonde formulate in antecedenza dal pensiero greco; è una sintesi, ma – ce n'avverte lo stesso Platone – non sistematica, perché manca a essa una struttura teorica organizzata in chiare premesse e in rigorose deduzioni. La stessa “teoria delle idee” è solo un momento della speculazione platonica, non conclude, ma tiene aperto il problema a nuovi sviluppi. È tuttavia un momento cardine e da essa iniziamo per meglio capire gli ulteriori sviluppi del suo pensiero.

La stessa scelta dello stile di scrittura delle sue opere deriva da questa idea di non asistematicità del pensiero. Platone, a differenza del maestro Socrate, infatti, decise di mettere per scritto le sue idee ma scelse come forma il dialogo. Questo aveva diversi motivi convergenti: da una parte simulava i dialoghi socratici come essi (presumibilmente) sono avvenuti, d'altra parte obbligava il lettore a porsi dal punto di vista del destinatario delle domande di Socrate giungendo a due considerazioni: che la verità è faticosa e allo stesso tempo irraggiungibile. I dialoghi infatti spesso finivano lasciando il problema aperto.

Platone sceglie anche di fare abbondante uso di miti. Questi si spiegano alla luce di alcune considerazioni:
  • I miti, fin dall'antichità, nascondono le domande più importanti dell'essere umano che, la filosofia, anche, si pone il problema di dissolvere senza però sostituirsi completamente ad essi
  • A volte hanno valore puramente esemplificativo (cioè se ne può fare a meno, di usarli, ma rendono più comprensibile un discorso che potrebbe suonare, a un lettore non esperto, difficile)
  • A volte, soprattutto nell'ultimo Platone, si sostituiscono alla "spiegazione razionale". Sul perché di questa scelta meriterebbero molte altre considerazioni che proveremo a sciogliere nel prossimo paragrafo. In questo contesto ci limiteremo a dire che è come se Platone ci dicesse che vi sono verità che non possono essere spiegate con le parole, o perché troppo difficili o perché al di là dell'esplicabile e allora il mito corre in soccorso sostituendosi ad esse.

4. Le opere esoteriche

Platone, come molti altri "conduttori" di una scuola, scriveva opere sia rivolte ai suoi allievi che opere rivolte al pubblico esterno.
Le prime le chiamiamo opere "esoteriche" (interne), le altre "esterne" (essoteriche).

Delle seconde abbiamo molti esempi perché tutte le opere che ci sono arrivate appartengono al secondo gruppo.
Del primo gruppo invece possiamo solo ricostruirne i contenuti in via indiretta attraverso le opere e le lezioni dei neoplatonici o di chi, comunque, ha partecipato a quella scuola, l'Accademia.

Tutto quello che diremo qui, quindi, ha solo valore di ipotesi (e nemmeno troppo condivisa da tutti gli studiosi). 

L'Accademia platonica, sappiamo, era molto selettiva nella scelta dei suoi allievi e pare che si dovesse dimostrare una certa attitudine matematica per potervi accedere. Questo, evidentemente, dimostra che solo alcune persone sono degne o capaci di comprendere la verità come veniva insegnata a raggiungere là dentro. Possiamo quindi immaginare che le opere essoteriche fossero scritte per un pubblico "meno preparato", o addirittura incapace di comprendere, questa verità. Allora perché venivano scritte. Una delle ipotesi del sottoscritto è che queste opere fossero una sorta di scelta divulgativa di quella che era la scienza insegnata ma non per farla comprendere quanto per far capire che cosa si faceva là dentro e in un certo senso per "fidarsi" del lavoro, utile, dei filosofi.

Le opere esoteriche, invece, spesso dette "dottrine non scritte", le ricaviamo dalle opere dei neoplatonici (tra cui Plotino) e pare presentassero un Platone molto più complesso e "diretto" nella spiegazione di quella che fosse la sua teoria. Un Platone molto più vicino a Pitagora di quanto la teoria delle idee di solito raccontata fosse. Di queste teorie faremo solo cenno e riprenderemo con Plotino.