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Spinoza

Sito: Meta-Apprendisti
Corso: Apprendisti Filosofi
Libro: Spinoza
Stampato da: Utente ospite
Data: giovedì, 21 novembre 2024, 12:57

1. Trattato sull'emendazione dell'Intelletto

Nel 1661 Spinoza scrive il Trattato sull'emendazione dell'Intelletto, simile al Metodo di Cartesio ma che vede la filosofia come una via verso la salvezza esistenziale.

Dalla delusione dai valori comuni della vita per la ricerca di un bene vero (non relativo) per dare significato all'esistenza.

Anche i se i beni "vani" non sono veri annebbiano la mente perché spesso sono scambiati per il bene vero e quindi creano impedimenti per arrivarci.

I beni vani non sono eliminabili ma possono essere relativizzati in vista di un bene superiore che è meta-temporale e meta-finito.

La ricerca del bene vero rende la mente beata non di qualcosa di passeggero ma di qualcosa di stabile e fermo: il cosmo (panteismo) e l'unione della mente con la natura (traguardo comunitario e non individuale):

"appartiene alla mia felicità fare in modo che gli altri comprendano le cose come le comprendo io"

2. Deus sive Natura

L'opera Ethica Ordo Geometrico Demonstrata è una delle opere più conosciute di Spinoza e parla di Etica ma lo fa con un procedimento espositivo di tipo geometrico, ovvero secondo: definizioni, assiomi, proposizioni, dimostrazioni, corollati, scolii.

Perché? Perché la realtà è una struttura di tipo geometrico.

Tra le prime definizioni abbiamo quella di sostanza: ciò che esiste in sé e si concepisce di per sé. L'idea di sostanza non presuppone nessuna altra idea, ha quindi una autonomia sia ontologica che intellettuale.

L'uomo, ad esempio, non può essere una sostanza perché è generato e la sua idea richiama subito quella dei genitori (bisogna quindi fare differenza tra sostanza e sinolo).

La sostanza sarà quindi:

  • causa sui
  • eterna
  • infinita
  • unica

Questa sostanza unica viene chiamata da Spinoza DEUS SIVE NATURA che sta a svelare un rigoroso monismo (panteismo) che vuole che Dio non sia fuori dal mondo ma sia il mondo stesso. In questo panteismo le creature sono parti accidenti della medesima sostanza.

A partire dalla definizione di Dio (DEUS SIVE NATURA) Spinoza presenta due dimostrazioni:

  • A priori: avendo in sé la causa della propria esistenza, non può non esistere
  • A posteriori: un ente contingente ripone la sua causa in qualcosa di necessario (ex possibili et necessario di Tommaso d'Aquino)

3. Attributi e Modi

La sostanza è unica ma possiede infiniti attributi: essendo la sostanza illimitata, infiniti saranno i modi di concepirla. L'attributo è infatti ciò che l'intelletto concepisce della sostanza come costitutivo della sua essenza.

L'uomo, essendo limitato, concepisce solo due attributi: pensiero ed estensione (le due sostanze di Cartesio, che per Spinoza sono invece attributi della stessa sostanza).

Le singole parti generate dall'attributo sono invece chiamate modi (di essere, di apparire). I modi non sono sostanze perché pensati solo in virtù della sostanza e dei suoi attributi.

I modi possono essere:

  • infiniti, se sono proprietà strutturali dell'attributo corrispondenti. Modi infiniti del pensiero saranno: l'intelletto e la volontà; dell'estensione sarà ad esempio il movimento.
  • finiti, gli esseri particolari (quel corpo, quell'idea)

La sostanza quindi può definita come:

La Natura come realtà infinita ed eterna che si manifesta in una infinità di dimensioni (attributi) e si concretizza in una infinità di maniere di essere (modi).

La natura è sia naturata che naturante, la sua causalità è immanente. Dio è causa immanente delle cose: le conserva in sé (come il pensiero produce idee conservandole) e le produce in modo necessario. Dio per definizione è comunque LIBERO perché la sua è una necessità sì, ma interna, non dipendente da altri: risponde alle SUE leggi.

La natura non è definita da Spinoza come una forza che genera cose, ma invece come un ORDINE da cui seguono i modi.

4. L'uomo

Libera è solo la sostanza, non certo i suoi modi (da qui un rigido determinismo): gli uomini, che sono soltanto dei modi, che credono di essere liberi è solo perché ignorano le cause. Detto in altri termini: l'uomo ha coscienza della propria volontà, ma non ha conoscenza delle cause del proprio volere.

Con Spinoza si ripropone il problema mente-corpo di Cartesio ma con una soluzione: mente e corpo sono due modi di due attributi diversi ma della stessa sostanza (non due sostanze diverse). Non subiscono quindi influenze reciproche, come in Cartesio (dove la mente influenza il corpo, agendo, e il corpo influenza la ragione creando passioni), ma CONCORDANO.

L'uomo al più può liberarsi dalla propria ignoranza.

La conoscenza si sviluppa in tre gradi:

  1. Immaginazione: conoscenza sensibile (fatti isolati)
  2. Ragione: conoscenza discorsiva (trova nessi di causa-effetto) - vedi esprit de geometrie di Pascal
  3. Intelletto: conoscenza intuitiva (colgo l'universo nella sua totalità) - vedi esprit de finesse di Pascal

5. La morale geometrica

Alla base del comportamento umano c'è l'autoconservazione che può prendere tre nomi a seconda di come si configura:

  • Voluntas - solo mente
  • Appetitus - mente e corpo
  • Cupiditas - se cosciente di sé

Dallo sforzo di conservazione possono nascere due passioni:

  • GIOIA e TRISTEZZA
  • e di conseguenza AMORE e ODIO (verso ciò che provoca GIOIA, cioè conservazione, o provoca TRISTEZZA, cioè distruzione)

Da qui Spinoza elabora una complicata geometria delle passioni il cui scopo è nell'individua le LEGGI che le regolano e di conseguenza regolano quella condotta a cui siamo legati in modo da liberarsi (non della condotta) ma delle passioni che l'accompagnano.

Quando la ragione comprende che tutti gli eventi sono necessari si libera dalle passioni negative.

Quando raggiunge la conoscenza del tutto, raggiunge la suprema forma di gioia.

Nell'universo non si può dire se una cosa sia buona o cattiva, perché tutto è necessario.

L'etica non prescrive le norme ma solo DESCRIVE il comportamento umano. Le azioni infatti obbediscono a regole fisse e necessarie. Al massimo possiamo comprenderle. Comprenderle significa assumerle consapevolmente, porsi come SOGGETTO ATTIVO.

La progressione della vita morale riproduce la progressione della conoscenza:

  1. Immaginazione -> produce passioni
  2. Ragione -> liberazione dalle passioni negative
  3. Intelletto -> amore intellettuale di Dio

Le prime due forme sono SUB SPECIE TEMPORIS, la terza è SUB SPECIE AETERNITATIS.

Vivere la vita nel modo più sereno possibile è rapportarla all'eterno (come accennato già nel Trattato sull'emendazione).


6. Stato e Religione

Tractatus Teologico-Politico

Come in Hobbes, lo Stato di Natura non permette a tutti di soddisfare il proprio istinto di auto-conservazione, ma lo Stato civile non è assoluto (come in Hobbes) ma si conforma alle leggi della propria natura. Le leggi tendono alla conservazione dello Stato e quindi dell'individuo.

La religione mira solo all'obbedienza ma non alla verità. Se la fede è ridotta all'obbedienza è impossibile un conflitto con la ragione. Unico precetto: l'amore per il prossimo.

Da Wikipedia:

La situazione storica dei Paesi Bassi in quel tempo era caratterizzata da continue lotte politiche tra un partito repubblicano e uno monarchico a sostegno della Casa d'Orange-Nassau; a tali dispute si intrecciavano violenti movimenti religiosi che vedevano da una parte varie sette riformate e dall'altra la Chiesa Calvinista.

In questo clima storico, nel 1670 Spinoza aveva pubblicato, anonimo, il Trattato teologico-politico, opera che suscitò un clamore ed uno sdegno generali, in quanto presentava un'accurata analisi dell'Antico Testamento, e in special modo del "Pentateuco", tendente a negare l'origine divina del libro. Né la fede, né la tradizione sostiene Spinoza possono condurci alla corretta esegesi della Scrittura

«[Il] presupposto fondamentale accolto dai piú per comprendere la Scrittura e trarne il vero significato [è] che essa sia cioè in ogni sua parte verace e divinamente ispirata. Ma questa dovrebbe essere la conclusione derivante da un severo esame che porti alla comprensione del testo; invece essi stabiliscono come norma interpretativa pregiudiziale quello che molto meglio apprenderemmo leggendo la Scrittura stessa, la quale non richiede il sostegno di umane suggestioni.
Considerando dunque che il lume naturale [la ragione] è tenuto in dispregio e anzi da molti persino condannato come fonte di empietà, che le suggestioni umane son ritenute insegnamenti divini e che la credulità è presa per fede, che nella Chiesa e nello Stato si sollevano con appassionata animosità le controversie dei filosofi; accorgendomi che questo costume genera ferocissime ostilità e dissidi, dai quali facilmente gli uomini sono portati alla sedizione, nonché molti altri mali che qui sarebbe troppo lungo enumerare, ho fermamente deciso di sottoporre la Scrittura ad un nuovo libero e spassionato esame e di non fare nessuna affermazione e di non accettare come suo insegnamento nulla di cui non potessi avere dal testo una prova piú che evidente.[39]»

La Scrittura viene infatti trattata come un prodotto storico - un insieme di testi redatti da uomini diversi in diverse epoche storiche - e non come il mezzo privilegiato della rivelazione di Dio all'uomo. Le profezie narrate nel testo sacro vengono spiegate ricorrendo alla facoltà della "immaginazione" di coloro che le hanno pronunciate, mentre gli eventi miracolosi, privati di qualsiasi consistenza reale, vengono definiti come accadimenti che gli uomini non riescono a spiegarsi e che per questo, per l'ignoranza delle cause che li hanno prodotti, essi finiscono per attribuire ad un intervento soprannaturale.

A differenza di Hobbes, Spinoza afferma che lo stato ideale non è quello assoluto autoritario, quindi con un monarca con potere inscindibile e irrevocabile. Scrive Spinoza a un suo corrispondente negli anni 1670:

«La differenza fra me e Hobbes, della quale mi chiedete consiste in questo, che io continuo a mantenere integro il diritto naturale e affermo che al sommo potere in qualunque città non compete sopra i sudditi un diritto maggiore dell'autorità che esso ha sui sudditi stessi, come sempre avviene nello stato naturale.[40]»

Il potere dello Stato cioè, emana dal diritto e deve essere commisurato all'autorità che esso è capace di esprimere nei confronti dei cittadini.[41]

Un vero Stato deve essere retto da un monarca assoluto, ma non dispotico. Se infatti lo fosse, priverebbe i cittadini della libertà di parola e quindi in pratica non saprebbe come comportarsi per il bene comune. Inoltre secondo Spinoza l'assolutismo autoritario è la più fittizia forma di governo che ci sia, dal momento che si occupa di limitare con continui sforzi la libertà, che però essendo intrinseca al cittadino, non può mai essere soffocata totalmente: dunque gli sforzi del governo sarebbero allo stesso tempo sistematici, ma vani.

Infine, il Trattato teologico-politico sostiene la necessità per uno stato di garantire ai suoi cittadini libertà di pensiero, di espressione e di religione attraverso una politica di tolleranza[42] di tutte le confessioni e di tutti i credi, senza interferenze in questioni che non riguardino la sicurezza e la pace della società.[43]. In nome di questa libertà di coscienza Spinoza pretende l'assoluta laicità dello Stato. L'autorità religiosa non si deve intromettere nelle convinzioni di coscienza dei singoli cittadini; chi è credente obbedirà alla gerarchia della sua Chiesa e dovrà limitarsi a quanto la sua fede prescrive cercando di essere giusto e caritatevole verso il prossimo.[44]

Del resto un'analisi storica della Bibbia, sostiene Spinoza, conferma che questo è l'insegnamento dei profeti e degli apostoli una volta che lo si sia purificato dal loro carattere individuale e dalle incrostazioni dipendenti dalla mentalità e dalle epoche storiche in cui questi hanno vissuto. Qui il Dio di Spinoza ha ancora una configurazione personalistica che sarà negata nell'Ethica, ma tuttavia, sottoponendola ad una purificazione razionalista, gli appare chiaro che la fede serve ad indirizzare alla virtù gli uomini più semplici mentre la verità è riservata alla ragione filosofica.[45]

Nelle pagine conclusive, il filosofo olandese addita come modello di convivenza pacifica, pur nella diversità, la città di Amsterdam e le Province Unite olandesi.

Nonostante l'anonimato, Spinoza venne presto riconosciuto come autore dell'opera, che venne messa al bando dalle autorità olandesi a partire dal 1674, insieme con il Leviatano di Thomas Hobbes.

In una lettera scritta nel dicembre del 1675 e inviata ad Albert Burgh (strenuo difensore del Cattolicesimo), Spinoza spiega chiaramente il suo punto di vista sia sul Cattolicesimo che sull'Islam. Spinoza afferma che entrambe le religioni sono fatte "per ingannare i popoli e per vincolare le menti degli uomini". Inoltre afferma che l'Islam supera di gran lunga il Cattolicesimo in ciò.[46][47]