Conoscere è misurare: Pitagora
Pitagora più che un personaggio reale è una icona e al suo nome sono associate idee e pensieri che appartengono ad una scuola durata in grecia non meno di 700 anni.
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Libro: | Conoscere è misurare: Pitagora |
Stampato da: | Utente ospite |
Data: | martedì, 3 dicembre 2024, 18:13 |
1. Dottrina dell'anima
Pitagora aderisce alla dottrina orfica. Spieghiamo qui brevemente cosa sia l’orfismo: l’anima è prigioniera del corpo e da essa deve liberarsi giacché, essendo l’anima immortale e il corpo mortale, in essa non può esprimersi secondo la propria natura. Quale sia il peccato che l’anima ha commesso per subire questa prigionia non è un problema a cui ci risponde Pitagora (lo vedremo meglio con Plotino), ma Pitagora ci offre una soluzione per la sua liberazione: far tornare nell’anima la coscienza di appartenere ad altra natura rispetto al corpo ed alimentare in essa il desiderio di uscirne. L’anima è difatti legata al corpo fintanto che crede di esserne legata e quindi di doversi preoccupare di esso (nutrirlo, difenderlo, etc). Ma quale è la facoltà dell’anima che rende essa diversa e migliore del corpo? La risposta di Pitagore è il Logos, ovvero la capacità di conoscere in modo distinto e chiaro anche laddove il corpo offre conoscenze confuse. La conoscenza che l’anima offre è quella che Pitagora chiama Sofia (ovvero sapienza) l’uso del logos rende l’anima indipendente e quindi permette essa di purificarsi (katarsi). Per questo Pitagora parla di Filosofia, ovvero il desiderio della sofia, il desiderio dell’anima di liberarsi del corpo per tornare a essere se stessa.
2. Dottrina del numero
Quale conoscenza l’anima, sede del logos, è in grado di ottenere senza l’uso del corpo o che il corpo al massimo offre, tramite i sensi, in modo confuso e non incontrovertibile? Gli enti matematici! Gli enti matematico sono per Pitagora qualcosa di più che uno strumento per misurare, ma la stessa essenza di ogni cosa che esiste: senza la loro misurabilità, il loro occupare uno spazio, non esisterebbero neppure. Gli enti matematici, dunque, i numeri, sono la sostanza (ciò che sta sotto) ogni cosa che esiste: sia per quello che riesco a percepire con i sensi (se non esistesse un ente non lo perciperei neppure), sia per quello che riesco di esso a pensare.
I numeri, nella loro essenza, fanno anche qualcosa di più: permettono all’anima di purificarsi, cioè di conoscere l’essenza delle cose anche senza l’uso dei sensi.
Facciamo un esempio. Cosa è questo?
La risposta immediata sarà “un triangolo”. Ma come il celebre quadro della pipa di Magritte questo non è un triangolo, ma solo una sua rappresentazione elettronica, giacché il triangolo, essendo in due dimensioni, per sua essenza è non disegnabile. Se lo chiamiamo triangolo però significa che la nostra mente è in grado di cogliere concetti che nella realtà non vede con i sensi ma che dalla realtà riesce a pensare senza dei sensi aver bisogno.
Da questo possiamo concludere, con Pitagora, che la conoscenza dei numeri è una conoscenza che purifica l’anima (cioè la parte razionale dell’uomo) e la rende indipendente dal corpo.
La filosofia per Pitagora, con la conoscenza dei numeri, diventa purificazione dell’anima e per questo desiderabile dal saggio che desidera liberarsi dal fardello del corpo.
3. L'archè
Solitamente identifichiamo l’archè di Pitagora con i numeri ma questo è per definizione di archè scorretto giacché l’arché deve essese uno. E’ facile però dedurre che se i numeri sono la sostanza della realtà, il come le cose sono, la sua essenza, allora l’archè è il numero uno, quello che Pitagora chiamava Monade, giacché tutti i numeri derivano dall’unità e sono essi stessi unità. Monade che viene contrapposta alla Diade, ovvero il molteplice che da questa unità trova origine.
4. I numeri irrazionali
Pitagora è ben noto per il teorema che porta il suo nome. Prendendo per buono che ne sia lui l’artefice è curioso notare come proprio nel suo teorema è insita una contraddizione che mina alle fondamenta tutto il suo sistema.
Perché i numeri possano essere cause della conoscenza della realtà per come essa è, infatti, è necessario che i numeri siano razionali (cioè siano cioè il risultato di un rapporto). Una misura è conoscibile quando è possibile un rapporto tra un dato sconosciuto con uno conosciuto (l’unità di misura, che nel nostro caso è la monade). I numeri irrazionali sono inconoscibili e dunque non possono esistere, giacché la loro esistenza presupporrebbe o la non conoscibilità della realtà (esiste nella realtà qualcosa di irrazionale) o che la realtà non è numerica.
E sappiamo proprio dal teorema di Pitagora che il la lunghezza della diagonale del quadrato di lato 1 è la radice di 2…
Leggenda vuole che Pitagora stesso ordinò che questo risultato non fosse divulgato fuori dalla scuola.