Hobbes
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Libro: | Hobbes |
Stampato da: | Utente ospite |
Data: | giovedì, 21 novembre 2024, 13:07 |
1. Antropologia
Hobbes vive in un momento caotico della storia inglese, l'epoca della Guerra Civile, ad esempio, che lo porta ad alcune estreme conclusioni sulla natura umana e sulla politica migliore che possa governarlo (che sarà, come vedremo, il potere assoluto). Gli uomini sono infatti caotici per natura e tendenti al disordine (come la decapitazione di Carlo I ha dimostrato) e quindi solo un certo tipo di politica può rimetterli in ordine, per il loro stesso bene.
In un certo senso Hobbes può essere considerato uno dei padri fondatori della politica, intesa come scienza autonoma: necessaria per la regolamentazione dei conflitti tra gli uomini.
La domanda fondamentale della politica sarà: è possibile fondare una società ordinata se gli uomini sono per natura disordinati? La risposta, di Hobbes, sarà sì, non solo è possibile ma è necessario, inevitabile.
Per dare questa risposta l'analisi di Hobbes non può che partire dallo studio dell'antropologia, cioè lo studio di cosa sia l'uomo.
L'uomo per natura ha paura della morte e il suo unico affanno è quello di allontanare l'oggetto di questa paura. Per allontanarla deve appropriarsi, indefinitamente, di tutto ciò che gli permette di allontanarla escludendo quindi eventuali concorrenti. La naturale paura della morte porta dunque a una guerra di tutti contro tutti (homo homini lupus). Quindi la paura della morte porta, paradossalmente, alla morte.
La società nascerà quindi come il modo più razionale per mettere fine alla guerra di tutti contro tutti, modo più razionale per allontanare quella morte di cui si ha il terrore.
2. Materialismo e meccanicismo
Per Hobbes la realtà è solamente materia e quindi il problema del dualismo cartesiano lo risolve semplicemente riducendo la res cogitans alla res extensa.
Se tutto è materia, la descrizione della realtà si riduce anche a un rigido meccanicismo di cui anche l'uomo e la sua volontà fanno parte, come vedremo.
Della realtà però nessuna scienza si può fare perché essa si può dare solo di ciò che l'uomo realizza o crea. La natura l'ha creata Dio e quindi solo lui la conosce. L'uomo quindi può fare scienza solo di cui la ragione conosce la causa produttrice, quindi solo dei corpi. In questo senso Hobbes recupera la dottrina degli Stoici che affermavano che solo il corpo esiste perché solo il corpo può agire o subire un'azione. La parola "incorporeo" non ha alcun senso.
Poiché solo i corpi esistono ci possono essere corpi naturali e corpi artificiali: i primi sono oggetto della filosofia naturale, i secondi della filosofia civile che sono l'etica e la politica.
3. Teoria della conoscenza
Anche lo spirito quindi sarà materiale così come ogni sua affezione: ergo tutta la conoscenza può essere ridotta a puro movimento di corpi.
Del processo conoscitivo il corpo che agisce sui miei sensi provoca una sensazione (materiale). La conservazione delle immagini nei sensi è l'immaginazione.
Queste immagini possono essere tradotte, dalla ragione, in segni o parole che sono la traduzione di ciò che i concetti significano. Segni, parole e concetti significati sono tutti materiali.
La ragione ha una facoltà, che si chiama calcolo, di legare insieme questi segni o parole creando: giudizi, sillogismi e dimostrazioni.
4. Etica
Anche i concetti di bene e male sono materiali.
Bene è ciò che provoca piacere e che quindi si desidera; male ciò che provoca dolore e quindi si odia.
Nell'ottica dell'antropologia sopra esposta, il bene e il male saranno rispettivamente ciò che soddisfa il desiderio di conservazione (cioè elimina la paura della morte) e ciò che non lo soddisfa.
Quando la ragione ha "calcolato", materialmente, cosa sia il bene, la volontà, di conseguenza, non può che tendere al realizzarlo.
Anche ciò che la volontà quindi risulta l'effetto di un calcolo materiale. Non siamo liberi di decidere cosa volere ma altresì obbligati a seguirne gli effetti.
In questo contesto cos'è la libertà? Non qualcosa che riguarda la volontà (la volontà NON è libera di decidere cosa siano il bene e il male) ma solo nella libertà di azione, cioè l'assenza di costrizioni che mi impediscono di realizzare ciò che la volontà vuole.
5. Politica
Gli uomini dunque non possono che calcolare che l'unico bene possibile in uno Stato di Natura è la sua uscita.
Per uscire dallo Stato di Natura l'unico modo possibile è la realizzazione di un patto tra coloro che vi escono. Interesse di ognuno che sigla questo patto è che nessuno possa trasgredirlo: per questo Hobbes parla non di patto di unione ma di patto di sottomissione. Sarebbe infatti sufficiente che qualcuno lo trasgredisca per riportare gli uomini allo stato di Natura, il peggiore possibile.
I sudditi devono dunque trasferire tutti i loro diritti naturali nelle mani di un sovrano (che non è necessariamente una persona fisica). Il sovrano sarà dunque assoluto, sciolto da ogni vincolo con i sudditi che hanno in lui delegato i loro interessi perché meglio possa mantenere il patto con essi siglato: garantire la solidità dello Stato.
Il sovrano migliore possibile, per Hobbes, è comunque il sovrano unico, incarnato in una persona singola e questo almeno per due motivi:
- Non è in disaccordo con se stesso
- Sa mantenere meglio i segreti (che come Machiavelli insegna sono una importante virtù del principe)
Il sovrano avrà potere di vita e di morte nei confronti dei sudditi purché questo sia svolto comunque nell'interesse di questi ultimi: cioè per fare rispettare la legge. Ricordando la massima di Antifonte, "meglio una cattiva legge che nessuna legge", il sovrano può governare anche con il terrore, purché non consenta in nessun modo che i sudditi tornino in uno stato senza leggi.
Il sovrano solo una cosa non può fare: comminare una pena di morte in modo arbitrario (al di là delle leggi) perché questo andrebbe contro il patto con i sudditi.
Come Machiavelli ha già scritto nel Principe, il sovrano può usare qualsiasi strumento per ottenere obbedienza (e quindi ottemperare al patto), anche (e soprattutto) la religione. Importante è che essa sia sempre sotto il controllo del sovrano, come in Inghilterra era ad esempio la Chiesa Anglicana.
Ricordiamo, a questo proposito, le massime di Machiavelli (religio instrumentum regni) e Crizia (dove non arrivano le leggi, arriva la religione).