Nazionalismo
Dalle sue origini alla Grande Guerra
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Corso: | Il futurismo |
Libro: | Nazionalismo |
Stampato da: | Utente ospite |
Data: | giovedì, 21 novembre 2024, 13:40 |
1. L'idea di Nazione
L'impero napoleonico, tra le tante conseguenze che ha avuto tra i popoli dominati, ha diffuso ovunque una nuova idea di nazione.
Definiamo la formula "idea di nazione" con quella equivalente di "sentimento nazionale" che indica la consapevolezza della peculiarità del proprio popolo, cioè delle proprie caratteristiche: usi, costumi, tradizioni, religione e lingua, tali che lo rendo unico nella storia, una appunto individualità storica.
Da notare che questo sentimento può scaturire sia per contrapposizione all0universalismo illuminista importato da Napoleone, sia per eredità di quel motto "fratellanza, uguaglianza, libertà". Chi si sente figlio della stessa nazione (dal latino: nascere insieme) o patria (da pater) si sente fratello di tutti coloro che ne fanno parte, quindi uguali e liberi come gli altri, almeno all'interno della stessa famiglia.
Spesso questo sentimento nasce, agli inizi dell'800 come lotta per l'indipendenza di un popolo da un altro che lo sta dominando. Questa prima forma di nazionalismo è ben diversa da quella che assumerà il nazionalismo esapserato di fine 800. è un nazionalismo che ha rispetto dell'autonomia degli altri popoli che considera come fratelli e con il medesimo destino di libertà. Non a caso Mazzini, dopo la Giovine Italia fondò la Giovine Europa.
Herder
Decisiva l'opera del filosofo tedesco Herder che rifiuta in toto il razionalismo universalista dell'illuminismo: nessun popolo è uguale a un altro e dunque neppure i valori possono coincidere. Nemici di Herder sono tutti coloro che hanno in qualche modo tentato di imporre verità universali a tutta l'umanità: la Roma pagana come la Chiesa Cattolica (Herder è luterano)
Con Herder non a caso si recupera la cosiddetta filosofia della storia e il particolare il medioevo (fortemente disprezzato dagli illuministi). Il medioevo è una ventata di giovinezza per L'europa soffocata dall0universalismo dell'impero romano. Parole importanti Herder le ha espresse per la lingua che è l'anima più autentica di una nazione. Per questo Herder riteneva che anche la poesia e le tradizioni popolari fossero fondamentali per conoscere i caratteri e le virtù di un popolo, la sua anima più profonda.
Reazioni all'invasione francese
La critica all'illuminismo alimenta l'attaccamento alle proprie radici e tradizioni. I Francesi dove dominavano agirono razionalmente applicando le leggi del codice napoleonico e quindi sopprimendo usanze ritenute barbare (come i ghetti per gli ebrei). I popoli spesso reagiscono rivendicando la propria originalità nazionale.
Il sentimento nazionale raggiunge il suo culmine in Germania dove la figura di spicco fu Fichte che tenne tra il 1807 e il 1808 una serie di Discorsi alla Nazione Tedesca dove in particolare sottolinea l'originalità della lingua tedesca che, a differenza delle lingue artificiose neolatine, gli appare genuina e primitiva. La scomparsa del popolo tedesce ad opera di Napoleone sarebbe stata una grave perdita per l'umanità di cui, il popolo tedesco, doveva anzi essere guida suprema.
Per evitare questo il popolo germanico doveva rigenerarsi moralmente e riscoprire le proprie radici trasformandosi in una vera e propria esaltazione di se stessi.
Ben presto molti movimento patriottici tedeschi divennero antisemiti e razzisti, considerando il popolo ebreo un corpo estraneo alla nazione che non potevano condivide nulla, né la storia, né la lingua né la religione.
Aumentò il fascino dell'India considerata la vera culla dei popoli europei in quanto si arrivò a dimostrare la forte parentela tra il sanscrito e tutte le lingue europee. Si diffonde l'idea che la lingua parlata da un popolo sia lo specchio del suo spirito e si mostra come le lingue indo-europee fossero assai più articolate (e quindi vetrina di una maggiore intelligenza) rispetto all'arabo e all'ebraico.
Grande gioco fu esercitato anche dal fattore estetico che giunse ad affermare che i popoli ariani fossero più nobili di coloro che si allontanavano dal modello di uomo ideale (neri, ebrei, arabi).
Corpo perfetto corrisponde a superiorità razziale. Secondo Gobineau le razze sono tre:
- Bianca: razionale
- Gialla: avida
- Nera: animalisca e passionale
La Rivoluzione francese era stata il prodotto di un miscuglio razziale verificatosi nel corso della storia che aveva portato all'ascesa dei borghesi (la cui avidità tradiva una discendenza della razza gialla) e sanculotti (eccessivi e animaleschi come i neri da cui sicuramente discendevano). Gobineau teme l'estinzione della razza ariana causata da questi incroci e invita a preservarla eliminando gli incroci anticipando Hitler.
2. Nazionalismo e Guerra
Dopo l'unificazione italiana e tedesca, dagli anni Settanta del 19° sec., il n. iniziò a configurarsi come ideologia della politica di potenza da parte di uno Stato. Con la seconda rivoluzione industriale, l'ingresso delle masse nella vita economica implicò la ricerca di una strategia di integrazione politica che condusse alla piena identificazione tra nazione e Stato, con il fine di realizzare una solidarietà nazionale che superasse le divisioni di classe.
Sul piano internazionale il n. fu alla radice (tra 19° e 20° sec.) della competizione tra le nazioni europee e dello scontro imperialistico tra le grandi potenze. All'inizio del 20° sec. sorsero movimenti nazionalisti (per es. l'Action française, la Lega pangermanica, l'Associazione nazionalista italiana) volti a contrastare i regimi democratici e a disinnescare i conflitti sociali (e la minaccia socialista). Questo tipo di n., teso a esaltare l'identità nazionale e la politica di potenza, contribuì in modo decisivo allo scoppio della Prima guerra mondiale. In Italia il n. fu una delle componenti essenziali del fascismo e diede luogo all'esaltazione dello Stato. In Germania, invece, si legò al concetto di razza e alimentò, in questa veste, l'ideologia nazista. Con la Seconda guerra mondiale questi tipi di n. caddero in discredito. La versione del n. fondata sull'autodeterminazione dei popoli continuò invece ad avere un ruolo storico, alimentando i movimenti di liberazione dal colonialismo nei paesi del Terzo Mondo. Forme di n. fortemente identitario si sono sviluppate nei paesi ex comunisti dopo la caduta dei regimi totalitari (per es. nella ex Iugoslavia).
In generale si distingue tra il nazionalismo democratico o liberale, che si affermò in Europa e America Latina durante la prima metà dell'Ottocento, ed il nazionalismo della seconda metà del XIX secolo. Il primo pensava alla nazione come comunità che coesiste pacificamente e pariteticamente con altre nazioni (tipica ad esempio di Giuseppe Mazzini), mentre il secondo è legato alla reazione contro la democrazia parlamentare ed all'espansionismo delle nazioni d'Europa impegnate nella gara di supremazia extraeuropea, il colonialismo. Nella prima metà dell'Ottocento il nazionalismo, nell'accezione più alta del termine, cioè come espressione suprema dell'idea di nazione, si sviluppò con maggior vigore in quei paesi che non si erano ancora dotati di uno stato unitario, e cioè la Germania e l'Italia. Quando ciò avverrà, negli anni sessanta di quello stesso secolo, gli equilibri europei verranno sconvolti e con essi si accelererà lo sfascio dei vecchi imperi multinazionali (soprattutto dell'Impero austro-ungarico e di quello euroasiatico Ottomano), mentre il nazionalismo assumerà caratteri diversi negli Stati-nazione: nel Regno Unito si identificò con la missione imperiale britannica, in Germania si sforzò di creare uno stato autoritario a forte vocazione protezionista e con suggestioni pangermaniste (von Treitschke e von Sybel anticipate già da Fichte), in Francia si strinse attorno al tradizionalismo monarchico e cattolico della destra di Barrès, manifestatosi in occasione dell'affare Dreyfus.3. Il Nazionalismo italiano
Il nazionalismo italiano affonda le proprie radici nell'esperienza del Risorgimento. Nella seconda metà degli anni sessanta dell'Ottocento assumerà connotazioni e forme politiche e culturali legate all'esperienza risorgimentale, dando vita al fenomeno dell'irredentismo. Tale fenomeno raggiungerà il suo massimo sviluppo agli inizi del secolo successivo. In questa fase il nazionalismo italiano si presentò come movimento delle classi borghesi in ascesa, appoggiato anche da intellettuali, artisti e letterati, fra cui spiccano le figure di Niccolò Tommaseo, Giosuè Carducci, e Gabriele D'Annunzio. Sotto il profilo organizzativo e politico fu importante la fondazione, nel 1910, ad opera di Enrico Corradini e Luigi Federzoni dell'Associazione Nazionalista Italiana. Il giornale Il Regno fu il primo organo ufficiale del movimento nazionalista italiano, cui seguì il settimanale L'Idea Nazionale, nel 1914 trasformato in quotidiano. Il nazionalismo svolse un ruolo importante in molti momenti della storia d'Italia postrisorgimentale.
Per i nazionalisti l'Italia deve avere una sua politica di ricongiungimento e deve recuperare le terre italiane ancora sotto il dominio straniero, con un programma che guardava al rafforzamento dell'autorità statale come rimedio contro il particolarismo politico, e la guerra per l'affermazione del prestigio italiano. Furono in prima linea come fautori dell'interventismo nella prima guerra mondiale. L'associazione si candidò come partito politico alle elezioni del 1913 e conquistò alcuni deputati. Dopo la fine della guerra, i nazionalisti alimentarono la campagna sulla "vittoria mutilata". Nel febbraio 1923 l'Associazione Nazionalista Italiana (ANI) si fuse con il Partito Nazionale Fascista (PNF), e da allora un'unità di destini la legò al fascismo italiano. Nel 2009, in Italia vede la luce una formazione estremista guidata da Gaetano Saya, denominata Partito Nazionalista del Popolo Italiano, che adotta come simbolo il Sole Nero, con una sorta di milizia di partito chiamata Guardia Nazionale.
In Italia, Spagna e Germania, il nazionalismo estremo giocò un ruolo fondamentale nell'elaborazione delle ideologie dei fascismi al potere. Il rapporto tra nazionalità, nazionalismo estremo e imperialismo dei regimi totalitari è stato al centro del dibattito storiografico post-seconda guerra mondiale.