Le trasformazioni economiche del 500
Sito: | Meta-Apprendisti |
Corso: | Apprendisti Storici |
Libro: | Le trasformazioni economiche del 500 |
Stampato da: | Utente ospite |
Data: | lunedì, 7 aprile 2025, 20:13 |
1. La crescita demografica
Tra il 1450 e il 1630 la popolazione torna ad aumentare velocemente. Già nei primi decessi del 500 aveva recuperato la popolazione pre-peste nera (circa 80 milioni di abitanti). Ma questo periodo è caratterizzato non solo per l'espansione demografica che di solito è l'effetto e non la causa di molti altri fattori: estensione dei commerci, nuove scoperte, investimenti in manifatture.
Gli storici parlando di lungo cinquecento per intendere questo periodo come un unico periodo unitario. Caratteristica principale del secolo, secondo lo storico Braudel, è l'espansione mondiale dell'Europa e l'affermazione del capitalismo.
Novità è che lo sviluppo demografico interessa soprattutto i centri urbani: nel 1600 numerose sono le città che superano le 200mila unità, tra cui Napoli, Parigi e COstantinopoli e molte altre città si avvicinano, come Milano, Venezia e Londra. In generale, nell'Europa occidentale la popolazione delle città raggiungeva il 20% del totale (contro il 10% dell'est Europa) ma in alcune zone, come il nord Italia, si arrivava al 40/50%.
2. La rivoluzione dei prezzi
Il rapido incremento demografico determinò anche un rapido aumento dei prezzi: maggiore richiesta fa aumentare il costo delle merci. In molte città il prezzo del grano moltiplica (da 2 a 4 volte). L'inflazione fu inoltre aggravata dalla enorme quantità di oro che giunse dalle Americhe che contribuì a diminuire il valore del denaro.
Il cambiamento innescò, almeno in parte, un circuito virtuoso che ebbe l’aspetto principale nella riconversione delle colture. C’erano naturalmente anche aspetti negativi: il numero degli uomini aumentò più rapidamente della produzioni dei beni che occorrevano a sfamarli, tuttavia gli uomini del XVI s’impegnarono strenuamente per accrescere la quantità delle risorse, riuscendoci grazie alla messa a coltivazione di nuove terre. Progressi notevoli si registrarono anche sotto il punto di vista qualitativo: il sistema delle opere idrauliche in Lombardia fu un esempio di efficienza per il sistema dell’irrigazione.
La terra diveniva sempre più un “affare”, generando speculazioni intorno ai profitti derivati dall’agricoltura, con un crescente ricorso alle culture specializzate.Altra conseguenza dell’aumento della popolazione fu la diminuzione del potere d’acquisto. Il denaro che ricevevano i prestatori d’opera era quantitativamente maggiore, ma valeva molto meno: i lavoratori potevano acquistare un quantitativo di merci inferiore ai decenni precedenti. Ad essere particolarmente colpito fu il consumo delle carni: le calorie vegetali sostituirono quelle animali.
Potremmo quindi semplificare questo passaggio chiave, riassumendo in tre punti le conseguenze della rivoluzione dei prezzi:
- abbassamento del valore reale dei salari;
- diminuzione della rendita fondiaria;
- nascita di un sistema di profitti e speculazioni.
3. Concentrazioni di capitali, scambi commerciali e Borse nel ‘500
Un altro degli aspetti che caratterizzarono il lungo 500 è la concentrazione di capitali che si registra ad esempio in due delle attività economiche più importanti: quella tessile e quella metallurgica.
Per quanto riguarda la prima soprattutto in Germania si intensificano le attività estrattive di ferro e l'espansione della presenza degli altiforni.
La più importante industria dell’epoca restava però quella tessile. A differenza del comparto metallurgico, il tessile non richiedeva particolari specializzazioni. La grande massa di operai era formata da contadini-operai che oscillavano tra il lavoro nei campi e la mansione della tessitura, proprio in un periodo in cui le famiglie borghesi perfezionavano la dimensione del risparmio e dell’accumulazione.
L’industria tessile aveva i centri principali in Italia e nei Paesi Bassi, in particolare nelle Fiandre. Erano produzioni di altissima qualità, che gareggiavano con le migliori produzioni inglesi. In questo scenario concorrenziale, l’Italia si trovava all’avanguardia anche per la produzione della seta che veniva esportata in gradi quantità dal Regno di Napoli e successivamente lavorata nelle più importanti seterie della penisola, a Genova, Firenze, Venezia, Milano, Como e Lucca. La produzione della seta era redditizia anche in Spagna e Francia, mentre la Germania divenne la terra del fustagno, un tessuto ben più economico della lana.
Come abbiamo accennato, l’aumento dei prezzi danneggiò i salariati ma arricchì le categorie che operavano in maniera dinamica in un contesto di continui cambiamenti. L’Europa del ‘500 fu terra di conquista per banchieri, mercanti e industriali.
Tra questi spiccava la famiglia dei Fugger, composta da banchieri tedeschi che finanziarono sovrani e principi in cambio di concessioni monopolistiche. I Fugger controllavano le miniere d’argento e soprattutto quelle di rame in Ungheria e Slovacchia. Le ricchezze venivano reinvestite in molteplici attività come i grandi trasferimenti di denaro dagli ecclesiastici francesi alla Curia romana, la già citata produzione del fustagno e il finanziamento dei commerci portoghesi transoceanici.
Proprio il coinvolgimento dei governi nei traffici internazionali, spinse i Paesi maggiormente coinvolti (Spagna e Portogallo) a creare un sistema che regolamentava il commercio oceanico. I centri principali erano Siviglia, scelta come base per gli scambi con le Indie, e Lisbona, a cui la corona portoghese controllava i traffici coloniali.
Le due città della penisola iberica non erano però gli unici centri da cui venivano amministrate le ricchezze del continente. Ad una ricchezza dovuta ad una scelta governativa – nelle due città avevano sede le istituzioni chiave per le politiche della colonie – si contrapponeva Anversa, crocevia della finanza internazionale. Sempre legate alla forte dimensione internazionale erano le Borse, luoghi d’incontro di banchieri e mercanti coinvolti a vario titolo nelle sorti affaristiche del continente europeo.
In quelle sedi venivano gestiti ingenti capitali, sia fissi che circolanti. I primi erano di lunga durata e servivano al lavoro umano, come i mezzi di produzione che venivano utilizzati per produrre altre ricchezze. I capitali circolanti erano rappresentati da elementi che partecipavano direttamente al sistema produttivo: materie prime quindi, ma anche salari.