Conoscere è misurare: Pitagora

2. Dottrina del numero

Quale conoscenza l’anima, sede del logos, è in grado di ottenere senza l’uso del corpo o che il corpo al massimo offre, tramite i sensi, in modo confuso e non incontrovertibile? Gli enti matematici! Gli enti matematico sono per Pitagora qualcosa di più che uno strumento per misurare, ma la stessa essenza di ogni cosa che esiste: senza la loro misurabilità, il loro occupare uno spazio, non esisterebbero neppure. Gli enti matematici, dunque, i numeri, sono la sostanza (ciò che sta sotto) ogni cosa che esiste: sia per quello che riesco a percepire con i sensi (se non esistesse un ente non lo perciperei neppure), sia per quello che riesco di esso a pensare.

I numeri, nella loro essenza, fanno anche qualcosa di più: permettono all’anima di purificarsi, cioè di conoscere l’essenza delle cose anche senza l’uso dei sensi.

Facciamo un esempio. Cosa è questo?

 

La risposta immediata sarà “un triangolo”. Ma come il celebre quadro della pipa di Magritte questo non è un triangolo, ma solo una sua rappresentazione elettronica, giacché il triangolo, essendo in due dimensioni, per sua essenza è non disegnabile. Se lo chiamiamo triangolo però significa che la nostra mente è in grado di cogliere concetti che nella realtà non vede con i sensi ma che dalla realtà riesce a pensare senza dei sensi aver bisogno.

Da questo possiamo concludere, con Pitagora, che la conoscenza dei numeri è una conoscenza che purifica l’anima (cioè la parte razionale dell’uomo) e la rende indipendente dal corpo.

La filosofia per Pitagora, con la conoscenza dei numeri, diventa purificazione dell’anima e per questo desiderabile dal saggio che desidera liberarsi dal fardello del corpo.