La Destra Storica al governo

3. La questione romana

Durante gli anni della Destra al governo si affronta la cosiddetta Questione romana, ovvero l'annessione di Roma al Regno, considerata da tutti e anche da Cavour, la capitale naturale dell'Italia e ancora sotto in controllo dello Stato della Chiesa. 

Annettere Roma però non era facile perché Roma era direttamente difesa dai francesi per volere di Napoleone III, fin dal 1849.

Nel 1862 il primo ministro Rattazzi decide di appoggiare una spedizione di Garibaldi contro Roma che partì dalla Calabria reclutando volontari ma a seguito delle proteste di Napoleone fu poi costretto a fermarlo con l'esercito in Aspromonte (in Calabria) dove Garibaldi fu anche ferito.

Nel 1864 il nuovo primo ministro Minghetti scelse la via diplomatica e stipulò con Napoleone le Convenzioni di Settembre: se la Francia ritira le sue truppe in difesa di Roma, l'Italia rinuncia a Roma come capitale e sceglie come nuova capitale, al posto di Torino, Firenze (che sarà capitale dal 1865 al 1871).

Nel 1866 il governo italiano stipula una alleanza con il cancelliere tedesco Bismarck che porterà alla Terza Guerra di Indipendenza contro l'Austria e che permetterà all'Italia di annettere il Veneto (Venezia) ma NON Trento (nonostante questa fosse stata liberata dalle truppe volontarie "I cacciatori delle Alpi" guidate da Garibaldi) né Friuli (Trieste) con la Pace di Vienna.

Nel 1870, approfittando della sconfitta a Sedan dell'esercito francese contro i tedeschi di Bismarck durante la guerra Franco-Prussiana, l'esercito italiano irrompe a Roma (20 settembre - Breccia di Porta Pia) e il 2 ottobre, con un plebiscito, annettono Roma all'Italia che poi diventerà nel luglio 1871 la nuova Capitale.

Il Papa, Pio IX, ovviamente non accetta l'annessione e scomunica il Regno d'Italia e con la bolla Non Expedit, ammonisce tutti i cattolici a non riconoscere lo Stato Italiano.