La Rivoluzione Russa

2. I socialdemocratici

L'opposizione dei socialisti allo zar era clandestina e di nascosto si riunivano nel Partito Socialdemocratico Russo.

Tale partito nel 1903 si divise in due correnti:

  1. Il partito Menscevico, il quale sosteneva che occorreva attuare riforme politiche e sociali alleandosi con la nascente borghesia allo scopo di trasformare la Russia in un paese industriale e quindi solo successivamente attuare una rivoluzione di stampo marxista;
  2. Il partito Bolscevico, il quale sosteneva che bisognava prendere il potere subito e fare in modo che fosse il partito la guida di questa rivoluzione.

Fra i capi del partito bolscevico vi era Lenin, un rivoluzionario rifugiatosi all'estero che si ispirava alle teorie di Marx. Secondo la sua idea non era necessario però, come sosteneva Marx, che un paese fosse industrializzato perché la classe operaia si mettesse a capo di una rivoluzione, era necessario che un partito guidato da rivoluzionari di "professione" si ponesse come guida e avanguardia per la realizzazione di una nuova società comunista alla quale tutti, facendone parte, ne avrebbero colto le conseguenze positive. Questa nuova società avrebbe dovuto fondarsi sui seguenti principi:

  • Proprietà collettiva dei mezzi di produzione e distribuzione (comprese le terre)
  • Abolizione della religione, della proprietà privata e di conseguenza della distinzione in classi sociali

Ma la società russa era formata perlopiù da contadini i quali avevano conquistato la terra a caro prezzo, dopo il 1861, ed erano fortemente tradizionalisti e religiosi. Tra essi in particolare vi erano i kulaki, contadini più ricchi che avrebbero fatto molta opposizione ad una rivoluzione così come la pensò Lenin.