Il dopoguerra italiano e l'ascesa del Fascismo
8. L'antifascismo in esilio
Dopo il delitto Matteotti e le leggi fascistissime per gli oppositori del regime si azzerarono gli spazi d'azione; attraverso le sentenze del Tribunale speciale molti furono inviati al confino, altri condannati al carcere o costretti all'esilio. I più sfortunati finirono anzitempo i loro giorni come conseguenza delle brutali repressioni fasciste; tra questi i liberali Piero Gobetti, morto a soli 25 anni per i postumi di una brutale aggressione squadrista, e i fratelli Carlo e Nello Rosselli, fondatori di uno dei più importanti raggruppamenti antifascisti all'estero, Giustizia e Libertà, che vennero assassinati da sicari fascisti in Francia nel 1937 (da questo episodio sono tratti il romanzo di A. Moravia e il film omonimo di B. Bertolucci Il Conformista).
In Italia rimasero vive le voci degli antifascisti liberali (Benedetto Croce) e dei comunisti, che preferirono l'azione clandestina al raggruppamento antifascista in esilio. Questa scelta costò l'arresto e la morte in carcere del loro principale leader, Antonio Gramsci.
Infine i cattolici scontarono l'esilio del fondatore del partito Popolare, don Luigi Sturzo a Londra, e l'emarginazione di altri rappresentanti, che però non impedirono ad Alcide De Gasperi di lavorare alla riorganizzazione del partito, che sarebbe rinato nell'immediato dopoguerra con il nome di Democrazia Cristiana.