Il dopoguerra italiano e l'ascesa del Fascismo
9. La guerra d'Etiopia e l'avvicinamento alla Germania di Hitler
Per riaffermare il mito imperiale e riscattare la sconfitta bruciante di Adua (1896), Mussolini lanciò sul finire del 1935 la spedizione militare in Etiopia, che si concluse nel maggio del 1936 con la proclamazione dell'Impero italiano.
Le reazioni internazionali a quest'atto di brutale aggressione non si fecero attendere e la Società delle Nazioni votò una serie di sanzioni economiche e politiche contro l'Italia. A queste Mussolini rispose con l'autarchia e con la stipula dell'alleanza con Hitler (Asse Roma-Berlino, ottobre 1936). Ma le conseguenze della guerra d'Etiopia furono anche più gravi sul piano delle politiche razziali adottate da Mussolini per contrastare la tendenza dei coloni italiani in Etiopia a contrarre matrimoni con le donne del posto. Si voleva infatti impedire la contaminazione razziale, e si diede fiato al mito razziale che considerava gli italiani di discendenza ariana, con il fine di avvicinare ulteriormente l'Italia alla Germania di Hitler. Il fascismo adotto allora politiche razziali dirette contro gli ebrei con la pubblicazione del Manifesto della Razza (luglio 1938) e della Carta della Razza (ottobre 1938) a cui seguirono i primi provvedimenti antiebraici (Leggi razziali) , come la cacciata dalle scuole, l'espulsione dalle forze armate, dalle attività commerciali, dagli enti pubblici e privati, fino al divieto dei matrimoni misti.
Infine, con la scelta di siglare, nel 1939, un'alleanza militare con la Germania (Patto d'Acciaio), Mussolini legava sciaguratamente le sorti del regime e del paese a quelle della Germania hitleriana, al fianco della quale sarebbe entrato in guerra il 10 giugno 1940.