Socrate
2. Conosci te stesso
Abbandonati gli studi cosmologici, intende la filosofia come indagine dell'uomo sul proprio essere, uomo che è tale solo in rapporto agli altri uomini.
Prima condizione della ricerca è la coscienza della propria ignoranza: sapiente è solo chi sa di non sapere. Il filosofo è dunque colui che ha compreso che intorno alle cause e alla struttura del tutto non si può dire nulla con sicurezza. Invece solo chi sa di non sapere, cerca di sapere (il filosofo è colui che sta a metà tra l'ignoranza e la sapienza).
La missione di Socrate si realizza tutta nel dialogo: rendere consapevole l'interlocutore della propria ignoranza attraverso l'uso dell'Ironia (eironèia=dissimulazione) che permette a chi riceve le domande di Socrate di veder crollare tutte le proprie certezze.
Una volta svuotata la mente dell'interlocutore non la si riempie con la propria verità (che equivarrebbe a un lavaggio del cervello) ma lo si stimola a cercarne al suo interno una personale. Questa arte Socrate la chiama maieutica, arte di "far partorire" la verità. La domanda tipica di Socrate è "ti esti" (che cos'è"?) e ad ogni definizione ottenuta, tramite l'ironia la smonta per poi invitare a costruirla di nuovo, ogni volta più vicina alla verità.
La verità diventa con Socrate una conquista personale e universale allo stesso tempo.
Aristotele, non a caso, attribuisce a Socrate la scoperta sia del ragionamento induttivo (dai casi particolari alle definizioni generali) sia dell'universale, ovvero del concetto a cui arriva l'induzione.