Le scienze teoretiche
3. Fisica
3.1. La psicologia
La psicologia non è una scienza a sé ma una branca della fisica. Alla lettera significa studio dell'anima e per definizione chiameremo l'anima:
forma di un corpo che ha la vita in potenza
Detto in termini più semplici: ciò che dà la vita a un corpo; oppure: tutti gli essere viventi hanno un'anima.
Vi sono tre diverse anime, secondo Aristotele, a seconda delle funzioni a cui essa è destinata:
- Anima vegetativa, atta alle funzioni vitali del corpo (nutrizione, respirazione etc)
- Anima sensitiva, sede delle funzioni della sensibilità, volontà, locomozione
- Anima intellettiva, sede delle funzioni conoscitive
La prima è posseduta da tutti gli essere viventi, nessuno escluso, quindi anche i vegetali.
La seconda è posseduta da tutti gli esseri viventi che si muovono, quindi solo animali e uomini
La terza solo dagli uomini.
Da notare che la volontà fa parte dell'anima sensitiva e non intellettiva. Difficile quindi sostenere, con questo modello aristotelico, l'intellettualismo etico di Socrate: chi sa cosa è il bene non è detto che voglia farlo (sono funzioni diverse dell'anima).
Gnoseologia
Per quanto riguarda la teoria della conoscenza, l'anima sensitiva ha il compito di interagire con il mondo esterne tramite la sensibilità. La sensibilità cogli degli enti reali solo la forma. Il movimento/scontro tra mondo esterno e sensibilità avviene grazie alla materia di cui sono composti entrambi, ma alla sensibilità resta solo la forma dell'ente particolare.
Questo spiega che anche gli animali hanno una forma di conoscenza, anche se solo particolare, e quindi possono indirizzare la loro volontà in conseguenza di queste esperienze.
Il passaggio da una conoscenza del particolare a quella dell'universale è una facoltà invece solo dell'anima intellettiva, quella anima che può trasformare le forme dei singoli in concetti (universali, appunto). Per l'anima intellettiva possa pensare concetti, però, visto che di essi non ha esperienza (non si vedono le idee universali!), è necessario che essi siano tutti pensabili in potenza. Quindi, sempre per il principio di potenza/atto è necessario che ci sia qualcosa che faccia passare l'universale da potenza ad atto. Per questo motivo Aristotele divide l'intelletto in due parti:
- intelletto passivo (o potenziale), che possiamo immagine come una lavagna vuota sulla quale non è scritto niente ma sulla quale posso anche scrivere tutto
- intelletto attivo (o agente), che scrive su questa lavagna.
Quale sia la natura dell'intelletto agente è ancora oggetto di studio e diatriba tra studiosi. Se seguiamo le orme dell'ultimo Platone possiamo pensare all'intelletto agente a una sorta di anima universale capace di pensare tutte le idee in atto (quindi al Demiurgo).