L'età giolittiana
1. Vittorio Emanuele III
Il nuovo re Vittorio Emanuele III ereditava il trono in una situazione politica difficile, culminata con la morte del predecessore Umberto I con l'attentato di Gaetano Bresci (che volle vendicare i morti di Milano provocati dal generale Bava Beccaris) e volle quindi provare a inaugurare una politica più democratica, richiamando al potere gli uomini della sinistra.
Dopo il ministero Zanardelli (1901-1903) che concesse il diritto di sciopero, salì al potere Giovanni Giolitti che, a parte brevi intervalli, rimase al potere per circa dieci anni.
Ha inizio quella che viene chiamata Età Giolittiana.
Zanardelli si ricorderà come il ministro della Giustizia sotto il governo Crispi che abolì la pena di morte in Italia.
Giolitti si ricorderà invece come il capo del governo che durante i moti dei Fasci Siciliani decise di non usare il pugno duro ma di dichiarare lo Stato arbitro e non qualcosa che prende le parti di una classe sociale contro l'altra.
Due uomini quindi convinti del ruolo dello Stato come garante dei diritti e della legge.