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La maggior parte di coloro che primi filosofarono pensarono che principi di tutte le cose fossero solo quelli materiali. Infatti essi affermano che ciò di cui tutti gli esseri sono costituiti e ciò da cui derivano originariamente e in cui si risolvono da ultimo, è elemento ed è principio degli esseri, in quanto è una realtà che permane identica pur nel trasmutarsi delle sue affezioni. E, per questa ragione, essi credono che nulla si generi e che nulla si distrugga, dal momento che una tale realtà si conserva sempre. E come non diciamo che Socrate si genera in senso assoluto quando diviene bello o musico, né diciamo che perisce quando perde questi modi di essere, per il fatto che il sostrato — ossia Socrate — stesso continua ad esistere, così dobbiamo dire che non si corrompe, in senso assoluto, nessuna delle altre cose: infatti deve esserci qualche realtà naturale (o una sola o più di una) dalla quale derivano tutte le altre cose, mentre essa continua ad esistere immutata. |
Commento: |
Questo è il celebre frammento dove della parola archè (principio) se ne dà alcune proprietà.
L'archè per definizione è origine di tutto e quindi necessariamente identica a se stessa (non può trasformarsi o diventerebbe qualcosa di diverso da quello che è, cioè diverso dal principio stesso e cesserebbe di esserlo). E' quindi un principio che permane nel cambiamento di tutto ciò di cui è origine, e quindi qualcosa che resta come "sostrato" (qualcosa che sta sotto) tutto ciò che cambia, ovvero il Tutto.
Celebre il paragone con "Socrate" (ricordiamo che il frammento è tratto da un'opera di Aristotele, quindi a lui successivo): quando anche Socrate si trasformi c'è qualcosa, in lui, che fa sì che resti identico a se stesso. L'archè è infatti oltre che principio anche sostanza, ovvero "ciò che fa sì che qualcosa sia quello che è", la sua causa e il suo fine. |