Fai le tue domande ad Pitagora, sarà felice di rispondenrti!
Interroghiamo i filosofi
Pitagora
Pitagora come fa ad essere certo che le anime che nascono in un corpo siano le stesse che muoiono in un’altro? Se fosse la verità ciò che afferma Pitagora allora perché noi non ricordiamo niente della nostra vita precedente?
Pitagora sbofonchia... "è la logica, mia cara!", risponde.
Provo a tradurre: che nell'uomo esista una qualche facoltà capace di comprendere ciò che è eterno e immortale è provato dal fatto che possiamo pensare enti matematici che lo sono (eterni). Poiché il corpo è mortale non può essere il corpo a comprendere ciò che è eterno e quindi questa facoltà deve. necessariamente, esistere oltre il corpo (prima e dopo di esso). E con questo abbiamo dimostrato l'esistenza dell'anima.
Se ciò che è immortale si trova dentro un corpo mortale, questa non può essere costretta (è ovvio: le basterebbe lasciare il corpo, anche volontariamente, magari uccidendolo lei stessa, o aspettando che muoia per liberarsene), allora l'unica spiegazione è che desidera restarvi.
Se qualcosa che è eterno desidera restare in un corpo mortale non può che non conoscere la propria natura di immortale, e quindi: finché non la scopre (la matematica che le permette di purificarsi) vi resterà dentro e se il corpo in cui si trova, muore, ne cerca un altro... così come è andata a vivere nel primo, prima di questo, e prima ancora in un altro... perché, ripeto, l'anima è immortale, c'era prima di ogni altro corpo.
Perché sono le stesse? Perché se sono immortali non possono nascere "nuove anime"... le anime non nascono!
Sul perché non ricordano della vita precedente si possono fare molte deduzioni, ma sono inutili: è evidente che non ricordano niente... ma poiché l'esistenza dell'anima è dimostrata, si deve necessariamente postulare che vi è qualche motivo (nel corpo, limitato e limitante) che impedisce all'anima di ricordare ciò che ha vissuto come esperienza in un altro corpo. Perché l'esperienza si fa con il corpo (con i sensi) e quando il corpo muore, quella muore con lei. L'anima si porta solo ciò che è immortale, la matematica, appunto.
Perché Pitagora considera il 10 il numero perfetto che è rappresentato nella figura del triangolo? Perché proprio il triangolo?
Pitagora ha già spiegato molte volte questa cosa, si è stancato di ripeterlo e invita a leggersi gli appunti che ha lasciato ai suoi studenti.
Concordo con lui: il 10 è la somma dei primi 4 numeri, due pari e due dispari e forma un triangolo equilatero, quindi il 10 rappresenta una sorta di equilibrio del cosmo.
Pitagora, ci dà il significato di METEMPSICOSI, ovvero, la trasmigrazione delle anime ,dopo la morte, in corpi di altri uomini o animali.
Quindi, io chiedo, come mai Pitagora, considera il corpo come la "prigione dell'anima" se comunque a questa, dopo la morte del corpo in cui ha sempre vissuto, tocca migrare in un altro per andare avanti? Come mai non c'è una definitiva trasmigrazione in corpi da parte di tutte le anime?
Poiché il numero è l'archè allora nel mondo tutto è misurabile.
Quindi mi pongo questa domanda :"il caos è misurabile?"
Se per Pitagora la matematica è ala base della filosofia, al contrario la filosofia può essere alla base della matematica?
Pitagora mi chiede cosa si intende con "essere alla base"...
Se si intende come un "essere presupposto" o "condizione necessaria" allora la matematica è alla base della filosofia in quanto è la matematica che permette all'anima di conoscere se stessa e quindi di tendere alla sua purificazione (ciò che desidera)... ma la contro-implicazione no, non funziona altrettanto. Però ci sta pensando...
L'anima pur accorgendosi di essere immortale può ugualmente decidere di rimanere il quel corpo?
Sarebbe come dire che sceglierebbe, volontariamente, di restare in prigione quando potrebbe essere libera. Ora, se magari ha a casa una moglie rompiscatole o che cucina malissimo, potrebbe anche volerlo fare... ma poiché qui si tratta di realizzare la propria natura e quindi essere felice, no, direi che nessuno può scegliere volontariamente di non realizzare la propria felicità, quindi non resterà nel corpo.
Uhm Pitagora mi fa notare che lei ha detto QUEL corpo. Beh, allora il discorso cambia. Quel corpo non si può lasciare finché non muore... volente o nolente...
Pitagora afferma che i numeri sono l’arche e secondo lui si può misurare tutto tranne i numeri irrazionali.
A questo proposito mi sorge un dubbio:anche l’indeterminato o apeiron per anassimamdro è misurabile?
Se l'anima è indipendente,per quale motivo ha bisogno di stare in un corpo e di cambiarlo con il processo della metempsicosi?