Interroghiamo i filosofi
Epicuro
La mia domanda per Epicuro è: Perchè viviamo se non abbiamo chiesto a nessuno di nascere? ovvero quando ha inizio la nostra vita? Secondo me vivere non è una nostra scelta ma un dono che ci viene dato,secondo lei?
Chiara Grella
Epicuro sta interrogandosi sul significato di "dono". Se intende qualcosa che volontariamente riceviamo da parte di qualcuno, si sta chiedendo chi sia mai questo qualcuno (e lo sta chiedendo a lei)... se intende qualcosa che non abbiamo scelto, ovviamente no, è tutto frutto di una conseguenza del clinàmen e del seguente scontro fra atomi che ha portato alla nostra aggregazione. Insomma, non abbiamo scelto niente. Ma come disse il saggio (no, non tu, Epicuro!) "una volta nato non puoi più nasconderti!" e allora Epicuro conviene con me che tanto vale cercare di essere felici... così, giusto in attesa della nostra morte.
Caro Epicuro nei tuoi scritti sono presenti molti riferimenti agli dei , affermando la necessità di non dover avere paura di loro per raggiungere la felicità. Inoltre affermi che se esistessero non dobbiamo preoccuparci della loro esistenza . Allora non è che tu in fondo sei credente ? secondo me si altrimenti non ti saresti posto il problema di eliminare la paura di essi.
Greta Morelli
Epicuro si è messo a ridere... in attesa che smetta provo a scrivere io perché lo stia facendo. Epicuro insegna anche a non aver paura della morte eppure ci dice chiaramente che essa non esiste (nel senso che di essa non si può avere nessuna esperienza). Per gli dèi è lo stesso: che ci siano o non ci siano, non c'è ragione, nella misura in cui crediamo gli dèi immortali averne paura. Potrebbe non parlarne, sarebbe lo stesso, ma se gli uomini ne hanno paura e il suo compito è quello di aiutarci a essere felici, sarebbe stata una grave mancanza evitare il discorso, no? Oggi forse direbbe lo stesso di tutte le vostre religioni... e non credo che ci crederebbe. Ecco, si sta riprendendo... ma ormai ho risposto io.
La mia domanda è:
Secondo te è giusto fare sempre ciò che ci fa sentire liberi? Secondo me no, perché se viviamo in una società dove ogni individuo fa sempre azioni che garantiscono la propria libertà personale , in alcune occasioni rischiano di limitare quella degli altri oppure danneggiarli direttamente.
Epicuro dice che forse è stato scambiato per Antistene... Epicuro parla di libertà solo nella misura in cui permetta agli uomini di fare abbastanza per eliminare i dolori causati dai bisogni necessari. Se ci limitassimo a questi, essendo necessari e anche naturali, non si porrebbe il problema della limitazione della libertà altrui perché per natura chiunque può soddisfare i propri bisogni. Quando i bisogno sono non necessari che potrebbero nascere allora i problemi:
non limitarsi a mangiare se si ha fame, ma mangiare molto (quindi togliendo, magari, qualcosa ad altri).
Se poi i bisogni sono anche non naturali (come ricchezza, o potere) beh, non si può che darle ragione.
Caro Epicuro, lei sostiene che la paura è il dolore primordiale dell'uomo ed è infelicità e questa la si può eliminare solo attraverso la conoscenza. Mi domando se lei ne è davvero sicuro di questo? Perché secondo me in certi casi la paura viene dopo aver conosciuto un qualcosa e questo qualcosa spesso crea infelicità.
Epicuro non risponde perché non ha capito la domanda. O forse semplicemente non è soddisfatto di come è posta. Se posso provare a interpretare: può portare degli esempi su cosa creerebbe paura dopo averne fatto conoscenza?
Ad esempio io non sono a conoscenza del buio, un giorno non fa più la mia lampadina e mi trovo senza una luce e scopro che questo si chiama buio, questa nuova conoscenza mi ha creato paura e infelicità
Epicuro mi dice che se so cosa è il buio, cioè la mancanza di luce, so anche come risolvere questa mancanza: facendo luce (fisicamente o mentalmente). Ho paura del buio se NON so cosa sia... all'improvviso non vedo più niente e non capisco perché. Se so il perché so come risolvere o so come evitare o so che non è niente di cui avere paura perché se manca la luca la realtà intorno a me non cambia, non ne ho più paura... o comunque meno di quanto ne avrei se lo ignorassi.
Quando ha detto così ho pensato ad altro, tipo: "Non mi faccio analisi mediche perché se scopro di avere una malattia inguaribile poi sto peggio... quindi meglio non sapere".
Lascio a lei il compito di smontare questa convinzione!
La mia domanda a Epicuro è:
"E' corretto accellerare la morte di un uomo?" ovvero per quanto riguarda la mia opinione la nascita è un dono che ci viene donato per questo motivo secondo me la morte è il momento in cui una persona termina un percoso ed anche essa deve avvenire da sè proprio come la nascita e non deve esse anticipata.
Lei cosa pensa di questa domanda?? è giusto o no accellerare la morte di un uomo anche se la sua natura in quel momento non lo richiede??
Epicuro risponde che non vuole più sentire parlare di doni se prima non gli si spiega chi siano i donatori!
Mi permetto di dire, poiché ho già discusso con lui su questo argomento, che non capisce come una morte possa essere innaturale. La morte è sempre naturale: che sia accelerata o rallentata (cosa che di solito, una volta mi raccontò, fate con le stesse tecniche con cui spesso la accelerate) o la si lasci arrivare senza preoccuparsi troppo di essa.
Caro Epicuro,lei si definisce ateo,quindi da quello che afferma non dovrebbe credere nella vita dopo la morte ma anche nella presenza di esseri sovrannaturali come gli Dei, eppure lei è un filosofo conosciuto anche per alcune sue “teorie”,”affermazioni” sugli Dei..evidentemente lei non è così indifferente verso le divinità,le quali però da quello che lei afferma,loro(le divinità) lo sono verso di lei!
Sicuro di definirsi ancora ateo?
Caro Epicuro, lei afferma che la maggior causa di infelicità è la paura e che questa si elimina con la conoscenza. Allora io mi chiedo: posso avere paura di una cosa che conosco bene? Secondo me è possibile, una persona può provare paura di una determinata cosa anche conoscendola e sapendo come come superarla.
Come detto questa mattina, la paura non è definitivamente ineliminabile, fa parte della nostra natura. Il modo migliore per allontanarla è sicuramente conoscerne le cause... anche se so che mangiare è facile (per superare la paura della fame), anche sapendo quale è la causa di questo dolore non è detto che non possa avere paura di non riuscire a trovare sempre del cibo.
Epicuro lei dice di non avere paura perché sostiene che la conoscenza elimina le paure e l'ignoranza le genera.
Se lei ci ha pensato alla paura allora aveva paura? Secondo me si, perché se non si avrebbe paura non ci si penserebbe nemmeno, nel momento in cui ci pensi hai paura. Se lei aveva paura allora era infelice?
Sara Damiano
Prima di far rispondere Epicuro io la invito ad aver paura di me se mi scrive ancora una volta "se non si avrebbe paura"...
Comunque sì, ovviamente Epicuro aveva ed ha paura. La paura fa parte dell'uomo. Eliminarla significherebbe possedere una conoscenza illimitata ma giacché resta sempre qualcosa da conoscere, resta sempre qualcosa di cui avere paura.
Allo stesso tempo insegna però che la paura può essere allontanata, facilmente, con la conoscenza e che questa allo stesso tempo ci indica una strada per la felicità tutta in discesa perché le cose di cui abbiamo veramente paura (Morte, Dei, Dolore) sono facilmente evitabili.
Caro Epicuro, lei che parla della felicità sa spiegarmi come mai spesso può capitare che quando siamo felici allo stesso tempo piangiamo?
Piangere quando siamo felici non è forse una contraddizione?
Giada Buti
Epicuro risponde semplicemente: "perché mai?"
A parte il fatto semplice che possiamo manifestare la nostra gioia nei modi che più ci piacciono (piangendo, saltando, buttandosi da una finestra...) perché se ci limitassimo limiteremmo la nostra felicità (il che non ha senso)... basti pensare ai masochisti.
Ma crede che in questo caso sia solo un problema di parole. Piangere è una descrizione fisica di un qualcosa le cause possono essere molto diverse ma usiamo sempre la stessa parola, piangere, perché ci è sufficiente descrivere il fenomeno. Ma le cause possono essere diverse: tristezza, gioia, congiuntivite, collirio, sabbia negli occhi...
Mi scusi signor Epicuro...lei afferma che noi esseri umani, non dovremmo aver paura degli dei, poichè sono esseri immortali,perfetti in un certo senso e che loro non hanno bisogno di noi,visto che non hanno bisogno di soddisfare dei desideri naturali, ma allora perchè noi esseri umani dovremmo aver bisogno di loro solo per ''togliere'' la paura della morte?? ovvero perchè alcune persone hanno bisogno di sentirsi dire che se nella loro, si sono comportate bene allora andranno in paradiso per esempio....perchè secondo me è inutile affermare determinate frasi visto che Dio non esiste, poichè non è mai esistito, perchè non ci sono prove scientifiche affinchè questo ipotetico Dio sia esistito veramente
Epicuro non ha mai detto che dèi esistono... e quindi è d'accordo con lei. Epicuro afferma che "SE gli Dèi esistono, proprio per quello che crediamo di loro - cioè che sono immortali - è stupido averne paura". Epicuro si rivolge a chi crede agli dèi così come si rivolge a chi ha paura della morte e del dolore. Sarebbe poco utile una filosofia che insegna qualcosa (in questo caso a vivere) a chi lo sa già...
Non c'è il rischio di diventare una persona apatica evitando sempre il dolore?
Evitandolo non posso conoscerlo pienamente e visto che il piacere si misura mettendolo in confronto al dolore,quanto posso apprezzarlo veramente?
Epicuro ci mette un po' a capire... per lui dare dell'apatico a qualcuno è un gran complimento! Significa dir lui che riesce a vivere senza soffrire!
Non conoscere il dolore è impossibile, fa parte della nostra natura, come fa parte della nostra natura evitarlo. Non abbiamo bisogno di adoperarci per conoscerlo, lo conosciamo nel momento stesso in cui nasciamo. Epicuro ci insegna (o invita) a evitare di crearne di inutili, perché ci sono già quelli necessari che ci bastano e avanzano...
Epicuro, se il nulla si genera da ciò che non è, il nulla e la morte coincidono? perché la morte è assenza di vita e la vita è il tutto, perciò se non c'è la vita no non c'è nulla.
Epicuro ha gli occhi sgranati. Mi chiede se è vero quello che ha letto. Mentre gli spiego che non deve prendere le parole alla lettera... provo a rispondere per lui:
il nulla non si genera, se si generasse sarebbe qualcosa (e quindi non sarebbe più il nulla).
Nulla e morte NON coincidono. La morte è la disgregazione di atomi, non la loro distruzione (nulla si distrugge).
La vita è il tutto chi lo deciso? Perché? Gli atomi sono vivi? O forse vuol dire che il tutto è vita? Cioè il tutto è come un grande organismo? Se sì è plausibile, possiamo parlarne, ma Epicuro non la segue...
Quindi?
Caro Epicuro, lei afferma che la conoscenza elimina le paure. Com'è possibile essere a conoscenza di tutte le paure?
Penso che essere a conoscenza di tutte le paure sia impossibile, visto che queste sono infinite.
Epicuro lei ritiene di individuare negli uomini due stati d'animo innegabili e originariamente irriducibili: il piacere e il dolore. L'uomo è destinato a provare dolore se non conosce la verità, e la verità si rispecchia nel saper distinguere il vero piacere dal piacere dei dissoluti. Sostiene di liberare gli uomini dal timore della morte, dimostrando che non è nulla per l’uomo: quando ci siamo noi la morte non c’è, mentre quando c’è la morte noi non ci siamo. Ma allora perché noi esseri umani continuano ad avere così paura della morte?
Perché forse non siete Epicuro! Per cessare la paura della morte si deve credere anche nelle premesse che porti all'annullamento di questo inutile dolore: e cioè che siamo fatti di atomi e quindi alla loro disgregazione non c'è più nulla da temere o da sperare. Continuare ad averne paura è dunque l'effetto di continuare a credere che essa sia o dolorosa o misteriosa...
Domanda a Epicuro:
Preferirebbe sapere il giorno della sua morte o l'estinzione della passione d'amore?
Epicuro dice che è come chiedergli se preferisce vincere alla lotteria o morire di fame...
L'amore è un bisogno naturale, anche se non necessario, e quindi ineliminabile... eliminarlo comunque sarebbe interessante, sarebbe come desiderare di smettere di voler mangiare troppo invece che sufficientemente alla propria sopravvivenza.
Sapere il giorno della propria morte che cosa cambia?
Poichè la progettualità e la pianificazione del futuro fanno parte dell'animo umano è possibile vivere il presente senza fare piani per il futuro? Penso che sia impossibile vivere alla giornata senza pianificare il futuro o fare progetti,altresi è possibile vivere l'attimo in relazione a un breve periodo posticipando volontariamente il pensiero di un progetto a causa dell'insicurezza.
Epicuro è d'accordo... è molto difficile, ma la saggezza sta proprio lì: riuscire a vivere evitando progetti a lunga scadenza che farebbero vivere in uno stato di ansia continua, cercando una soddisfazione incerta quando ci si potrebbe accontentare di soddisfazioni "presenti" e quindi certe.
Caro Epicuro,lei sostiene che la paura sia una delle maggiori cause della sofferenza e che il modo per toglierlo è la conoscenza. Ma come possiamo essere in grado di sapere quante sono le paure che vivono con noi quotidianamente,essendo infinite? E non pensa che essere a conoscenza di tutte le paure, per fa sì che la sofferenza vada via,non siano invece una cosa negativa?
A parte il fatto che anche Epicuro mi dice che lei deve fare "rispondi" al post principale e non alle domande delle sue compagne... è comunque felice di rispondere perché la questione è interessante.
Non è d'accordo sul fatto che le paure siano infinite, la paura è una! Le cause possono essere infinite (o meglio, diciamo, una infinità). Quando però sostiene che i bisogni sono facile da soddisfare (e quindi il dolore è evitabile) di colpo le spazza tutte perché tutte le cause, quante tante ne possa pensare, sono sempre cause materiali e quindi se ci limitassimo ai bisogni naturali non dovremmo preoccuparci di nulla.