Interroghiamo i filosofi
Platone
se un amico mi confida un segreto riguardante anche altre persone sarebbe dunque giusto riferirlo a queste altre persone?tenendo conto che la società è come una grande anima nella quale ogni uomo che la compone differisce dall'altro, è necessario rispettare tutti gli individui secondo la legge e di conseguenza anche il loro volere, purché sia razionale. Sarebbe quindi ingiusto rivelare il suddetto segreto.
Platone, durante il periodo in cui iniziò a dedicarsi alla vita da filosofo, in primis, si concentrò molto su come avrebbe potuto, "risanare" la politica ateniese, dato che la sua Atene subì un'atroce sconfitta, con tanto di distruzione sia morale che urbana, dalla nota rivale Sparta, a seguito di una guerra intensa e piena di scontri. Ho detto, "una sconfitta morale", perché come il celebre filosofo ci dice, Atene era, come dire, rimasta incredula, "priva di una guida", soprattutto "politica". Infatti ad Atene, per completarsi come "vera e propria città", diceva Platone, mancava di una politica: solida, soddisfacente per tutti gli abitanti, ma soprattutto, una politica che NON CORROMPESSE. Però, per Platone è stato proprio questo il problema, infatti arriva a dire che " non si può fare politica senza corrompere", di conseguenza, secondo lui, chi praticava la vita politica ad Atene, non era ONESTO, poiché CORROMPEVA. Quindi dice che per portare Atene al suo completamento, come vera e propria città, a fare politica e per risanare essa, a seguito della distruzione subita da Sparta, i FILOSOFI, o diventavano politici, affinchè creassero una nuova e "sana" città-stato o i politici stessi, diventassero filosofi per promuovere una buona politica a Atene.
Ecco, a seguito di questa complicata situazione che Platone deve provare a risolvere, io gli chiedo:
Come mai non si è mai chiesto se i FILOSOFI, ovvero quelle persone che lui riteneva adatte per fare politica ad Atene, che non avrebbero mai "corrotto tutto e tutti", diventati politici o viceversa, potessero comunque portare la politica ateniese a riessere definita da lui come "politica corrotta", rimanendo comunque uomini "DISONESTI"? Che cosa porta Platone a nutrire sicurezza nei confronti di essi?
Platone sta facendo colazione, torna subito... intanto rispondo io:
il filosofo, se è tale, conosce il bene... e chi conosce il bene non può che farlo! Platone ciò nondimeno sa che anche il filosofo può essere soggetto alle passioni e per questo nella sua Repubblica pretende che nessun governante abbia NULLA. Il filosofo che conosce il bene sa che lui stesso non vorrà nulla per non cadere (o far cadere) in tentazioni che saranno il suo stesso male.
Per finire, comunque, anche lui sa che nessuno Stato o Società è immune alla corruzione, il massimo che si può fare è cercare di ridurre i rischi il più possibile.
Quando Lei , Platone , afferma che a governare lo stato devano essere "i migliori " , cioè gli aristoi, che non sono i più nobili o i più ricchi, ma coloro che possiedono la sapienza , cosa ritiene che debbano fare quelli che invece non sono sapienti?
Sembrerebbe che , secondo lei, tutte queste persone possano soltanto obbedire ai sapienti : quindi, per caso, Non le sembra che sia una forma di governo troppo autoritaria ?
Platone nella Repubblica descrive il suo stato ideale che è diviso in tre classi:
1. Custodi (filosofi e politici) che devono mantenere la società in equilibrio e fare le leggi.
2. Soldati che sono coloro che hanno l'anima irascibile, ma lavorano.
3. Lavoratori non sono in grado di fare le leggi, quindi lavorano e basta, così contribuiscono.
Stando a questo gli unici che possono fare leggi sarebbero i custodi. Per questo mi chiedo, non è ingiusto che i lavoratori non possono nemmeno dire la loro opinione? Secondo me è ingiusto perché potrebbero almeno proporle, anche senza andare a farle, ma così ognuno esprime il proprio pensiero.
Lei che ne pensa?
Platone mi strappa la tastiera di mano:
"Chi crede che ha mandato a morire il mio maestro e amico Socrate? Occuparsi di ciò per cui non siamo portati significa fare il proprio e l'altrui male! Un lavoratore non è tale perché costretto da niente altro che dalla propria natura... il suo e l'altrui bene è occuparsi di quello. Avere e, peggio, avallare opinioni su argomenti che non rientrano nella propria sfera di interessi significa solo contribuire ad aumentare quelle passioni che possono portare solo alla distruzione dello Stato!"
Insomma, lo ha proprio fatto arrabbiare...
Comunque, aggiungo io: non credo che a nessuno verrà tappata la bocca...
PS: che lavoro fanno i soldati?
I dialoghi di Platone sono divisi in tre fasi: giovanili, della maturità e della vecchiaia.
Perché nel periodo della maturità esprime il suo pensiero attraverso Socrate e non lui stesso in prima persona?
Cosa è stato in seguito a fargli cambiare il proprio punto di vista in modo da criticare se stesso durante la vecchiaia?
Questa divisione non è stata proprio di Platone, quindi non gliela riporto o sarebbe capace di piantare una grana accusandoci tutti di aver armeggiato nel suo pensiero.
Sulla seconda domanda risponde lui:
"L'onesta intellettuale! È compito del filosofo cercare la verità ad ogni costo, anche a costo, appunto, di scoprire di non possederla anche quando si credeva di avere in mano. Socrate me lo diceva spesso: la verità è una Dea pericolosissima! Ti fa credere sempre di possederla in modo da non cercarla più. Memore di queste parole del mio maestro, e per questo è sempre lui il protagonista dei miei dialoghi, ho provato a mettere in crisi anche quello che credevo di sapere... scoprendo che su molte cose, ancora, non ne sapevo nulla!"
Se io faccio amare l’arte ad un mio amico, lui proverà tante emozioni da allontanarsi da tutto?
Secondo me no,poiché la passione fa unire una società e può levare il caos.
No, proverà tante emozioni da non saperne fare a meno... e una società non si tiene in ordine con le emozioni! Le emozioni non fanno fare leggi giuste, non le fanno rispettare, fanno amare e anche odiare. L'ordine e la giustizia non hanno bisogno di emozioni.
Sul fatto che le passioni possono unire una società sono anche d'accordo. Nazionalismi, razzismi e odi sono passioni che tengono uniti i popoli (ci si identifica meglio in un popolo quando si trova un nemico comune) ma non so quanto sia desiderabile e quanto, oltretutto, elimini il caos.
Forse vuol dire che le passioni creano uno sfogo che può alleggerire l'anima di chi le prova? Su questo interroghi Aristotele, che le darà io ragione... io MAI!
L’unica arte che Platone poteva accettare era la musica ma solo quella che non poteva creare passioni sennò avveniva una distrazione dalla propria giustizia, ovvero il rispetto della propria natura. La domanda che faccio a Platone è questa:
Era proprio sicuro che la musica o qualsiasi altra arte che poteva creare passione era una cosa negativa per l’uomo? Se invece si sbagliasse, se magari una di queste arti avesse potuto aiutare meglio l’uomo e la sua anima a rispettare la propria natura?
Parli con Aristotele di questo!
Io che le passioni distolgono dalla Verità e dalla Giustizia ne sono sicuro... lei è sicura del contrario?
PS, aggiungo io: che tramite l'Arte l'uomo possa ritrovare la propria natura in fondo è un po' quello che l'ultimo Platone finisce per dire... solo che non lo ammetterà mai...
Caro Platone, sono sicura che lei accetterebbe se le chiedessi di andare ad una rappresentazione musicale dorica, visto che secondo lei la bellezza delle melodie si avvicina all'idea del mondo sensibile invece sono altrettanto sicura che se le chiedessi di andare a vedere una mostra di opere d'arti, la sua risposta sarebbe negativa poichè lei sostiene che l'arte ci allontana dalla realtà e provoca qualcosa che l'anima subisce all'interno del corpo.
Perchè una visione così negativa dell'arte, visto che pure la musica è un arte?
Anche la musica è una mìmesis miméseos in quanto si limita a riprodurre i suoni, che a loro volta, sono riproduzioni delle idee, oppure anche essa può provocare passioni grazie alla persuasione tramite le sue melodie, che nell'animo dell'uomo fanno suscitare emozioni. Come nella musica anche l'arte ha bisogno della matematica:per stabilire dei canoni con la realtà, per fare delle proporzioni oppure per miscelare i colori.
Platone è confuso... ma solo perché la domanda fa riaffiorare tanti suoi dubbi, ma prova a rispondere:
"Ogni rappresentazione della realtà necessita della matematica, non vi è dubbio... anche l'architettura. Dico che dobbiamo fuggire dalla contemplazione delle copie che può distrarci dai modelli fino a credere che la verità si trovi nelle copie o che la causa della bellezza sia nella materia. La bellezza è suscitata da tutto ciò che ci ricorda da dove siamo venuti. Un'arte di questo tipo è un'arte che rasserena, ci avvicina al bene e alla sua pacifica contemplazione e realizzazione. La Musica è copia, certamente, ma essendo priva di materia resistente (non mi dica che anche le onde sonore lo sono perché io questo mica lo sapevo!) è qualcosa di più vicina alle idee possibile, essendo quindi solo dettata da proporzioni matematiche.
Comunque, sull'argomento, forse, il mio allievo Aristotele ha saputo aggiungere qualcosa che a me è mancato..."
Secondo la teoria dell’innatismo ci sono idee che sono dentro di noi da sempre e questa teoria diciamo che te le fa riscoprire.Qui mi sorge un dubbio ovvero come fanno queste idee a essere già dentro di noi è per caso grazie alla reincarnazione dell’anima?
Per esistere ci vuole metodo. La realtà è un mondo organizzato, in cui è sempre possibile spiegare perché è successo qualcosa (almeno teoricamente) riferendosi a qualcos'altro, quindi spiegare questo qualcos'altro nella stessa maniera e così via. Se ci trovassimo di fronte ad una cosa che sta per conto suo, irriducibilmente isolata, giudicata irreale, come se venisse negato l'accesso al mondo, cosa succederebbe se accadesse tutto ciò?
Che bella domanda! Perché lo chiede a Platone, questo?
Io risponderei che non potrei conoscerla... non avrei neppure le parole per farlo perché se potessi descrivere qualcosa con le parole questo qualcosa non potrebbe essere isolata dal significato delle parole che uso.
Adesso mi spieghi: come le è venuta questa curiosità?
Ma immaginavo qualcosa, come la fantasia e ciò che pensa, qualcosa di inspiegabile e indescrivibile, senza riuscire a capire da doveva potesse venire.
Forse questa domanda non ha nemmeno senso perché non esiste qualcosa che non sappiamo da cosa deriva, almeno che i nostri occhi non riescono a vederla.
Soffermiamoci per qualche secondo a parlare dell'arte e della matematica.
Platone definisce l'arte come una "imitazione di un'imitazione" che ci allontana dalla verità in quanto riproduce l'immagine di cose già riprodotte dalle idee.
La matematica invece sembrerebbe un modo illusorio per fare considerazioni logiche su concetti limpidi.
Nel mondo d'oggi la matematica, però, non è intesa solamente come una scienza bensì come una vera arte.
Di per se sono due contraddizioni poichè se da una parte ci avviciniamo alla verità, dall'altra c'è subito un allontanamento.
Che cosa penserebbe Platone di tale fatto? Potrebbe cambiare opinione sull'arte?
Buonasera signor Platone,
le scrivo per delle delucidazioni. Io non posso con i miei strumenti, verificare di cosa sia fatta la materia, che però compone tutto ciò che mi circonda e quindi è parte integrante della mia vita. Lei, con la teoria del Demiurgo, mi propone una risoluzione a questo mio problema puramente ipotetica; come posso io, che nelle mie condizioni di adolescente sono in continua ricerca di punti fissi, affidare la conoscenza dell'effettiva esistenza di tutto ciò che mi circonda a qualcosa di non concreto?
Platone sostiene che:"la politica non possono farla tutti perché gli uomini non sono tutti uguali per natura".
Io sostengo che:" la politica possono farla tutti in quanto tutti gli uomini per natura sono arroganti e conoscono la propria intelligenza da vicino e quella degli altri da lontano ( ogni individuo riconoscerá una figura di ceto sociale superiore es.: dottore, ingegnere ecc... ma se parliamo di saggezza ogni individuo ritiene di essere superiore e chi che sia).
La domanda è:" Platone ritieni che l'arroganza intellettuale sia intrinseca nel genere umano sin dalla gioventù !?".
L'arroganza intellettuale (il credere di sapere e di sapere più degli altri) equivale a ignoranza... ed è una delle cose sicuramente maggiormente diffuse negli umani (lo sapeva bene Socrate). Non è colpa dell'arrogante, volendo, perché chi è ignorante non sa di saperlo e non ha riferimenti per misurare la sua ignoranza (altrimenti sarebbe sapiente). Compito di una società che vuole essere giusta, dunque, impedire agli arroganti di decidere della vita degli altri.
Immagino la prossima domanda: "E chi decide che il filosofo - cioè colui che contempla le idee - non sia arrogante?".
A questa domanda possiamo rispondere solo con la speranza: che chi conosce il bene lo conosca abbastanza da realizzarlo. Altrimenti ci dovremo accontentare della società che abbiamo.
Platone ammette che nella formulazione dell'ipotesi del Demiurgo una riconsiderazione sull'arte vada rifatta... ma solo se essa non genera passioni ma sincero desiderio di tornare alle "origini", cioè alla contemplazione delle idee che l'hanno generata.
Sul perché la musica sia superiore ad altre forme artistiche è semplice: è l'arte meno materiale e che quindi, la resistenza della materia viene meno, e lascia meglio trasparire i rapporti matematici tra le idee che ne sono modello.
Perché negli scritti delle fasi precedenti alla vecchiaia(scritti giovanili e maturità) aveva un atteggiamento negativo per quanto riguarda la dottrina dell’arte mentre nel Timeo, scritto nella categoria della vecchiaia, avviene una parziale rivalutazione dell’arte? Cosa lo spinge o influenza ad adottare questo cambiamento?
Secondo lei, Platone, può esistere un uomo che pur conoscendo il bene e le sue funzioni pratica il male?
"Certamente, a differenza di Socrate, non basta la conoscenza del bene, per realizzarlo, bisogna anche essere immuni dalle passioni che nonostante la mente spinga in una direzione, potrebbero deviare il corpo verso altre."
C'è un mito molto conosciuto, di Platone, aggiungo io, che "il mito della biga alata" che invito a leggere (è molto breve):
https://it.wikipedia.org/wiki/Mito_del_carro_e_dell%27auriga
Per questo nella Repubblica si raccomanda che i Custodi non abbiano a subire distrazioni per conto dell'arte e di qualsiasi cosa materiale possa distrarre, con il corpo, la loro mente.
Lei vede l'arte come una cosa molto negativa in grado di portare emozioni molto forti, cambierebbe idea se essa riuscisse a salvare l'essere umano da problemi che lo affliggono quotidianamente?
Se le idee sono contenute nell'iperuranio,perchè non puo' essere considerato un universo di super-cose?
Platone.. Lei ritiene che l'arte,in quanto portatrice di passioni, andrebbe condannata. Ma ciò che dice è dato dal fatto che a lei stesso una passione è stata in grado di portarla ad una visione troppo sensibile del mondo?
Dato che l’anima è immortale e prima di arrivare al corpo vede le idee nell iperuranio, che sono entità perfette ed immutabili, perché quando l’anima si cala nel corpo non rispecchia l’idea del Bene?
In che senso non la rispecchia? Non la vede in modo chiaro e distinto? Questo Platone lo ha spiegato dicendo che l'anima, nel corpo, è limitata dal corpo stesso e quindi, quando scruta al di fuori della caverna, è accecata da quelle idee che non è più in grado di pensare pienamente. La ricerca del bene è per questo difficile e non uguale per tutti.
Nonostante questo, quella parte dell'anima razionale che tutti possiedono, fanno naturalmente andare tutti nella direzione del bene, perché tutti fanno naturalmente il bene... il problema è se questo bene è il Bene o solo quello che si crede tale.