Interroghiamo i filosofi
Cartesio
Secondo lei se dico la verità a una mia/o amica/amico anche se essa può ferirla commetto un errore?
Secondo me no poiché la verità anche se provoca dolore lo si fa se si vuole realmente bene a quella persona,ma si può anche tacere difronte alla verità evitandola.
Lei cosa ne pensa?
Mi viene raccontata una vicenda e la giudico,pur non essendo stata presente durante l'accaduto,se non mi conformo alla massa,esprimendo un mio giudizio personale,come sopravvivo nella società?
Io penso che giudicare e consigliare con il proprio intelletto sia umano e costruttivo se fatto in maniera giusta ed efficace,ma talvolta ci asteniamo dal farlo,perché spesso la persona in modo inconscio ci racconta la vicenda persuadendoci verso il giudizio che vuole sentire e noi siamo ''obbligati'' a dirli ciò che vuole,perché nella nostra società contemporanea ''l'unione fa la forza'',quindi pur di non sentirci esclusi dal ''gruppo'',ci priviamo del nostro giudizio personale.Trovo che privarci del nostro giudizio personale sia uno sbaglio perché l'intelletto è una virtù che va utilizzata.
lei che cosa ne pensa?
Dato che lei,Cartesio,afferma che posso dubitare di tutto ma non del fatto che sto dubitando.. per lei è giusto porre delle domande?
Secondo me si, perché io sò di dubitare e di non conoscere il tutto e lo dimostro attraverso la domanda. Così anche da arricchirmi la mente tramite le risposte che mi vengono fornite.
@Piattelli... Cartesio ha letto la domanda tre volte e non è sicuro di averla capita... Porsi domande non è giusto, è necessario e per la stessa sopravvivenza!
@Grella... dice che pensa che chi rinuncia al proprio intelletto per affidarsi a quello altrui, soprattutto se l'altrui è la folla, lo fa o per pigrizia o per paura (di essere escluso) e in entrambi i casi perché non sa come usare il proprio. Saper usare la propria intelligenza non è banale, occorre un metodo, delle competenze e anche della grande volontà. Di idee confuse, in questi tempi, ne abbiamo anche troppe.
Caro Cartesio lei è proprio sicuro che posso dubitare di tutto ma non del fatto che io stia dubitando?
Perché come lei afferma se ci può essere un genio maligno che mi inganna anche quando faccio dei semplici calcoli e che quindi posso dubitare anche le idee matematiche secondo me ci potrebbe essere allora un genio maligno che mi manipola e che mi faccia credere che io stia dubitando anche se in realtà non lo sto facendo.
Cartesio lei è sicuro che dio non può ingannati ed è garante di ciò che penso?
Perché per me dio ci inganna continuamente, perché anche se lui è geometria ed è la perfezione il mondo esterno, le cose, le emozioni spesso non sono perfette quindi non sono d'accordo con lei. Che ne pensa?
Secondo lei Cartesio, l'idea di perfezione che ognuno di noi ha, è uguale per tutti o ognuno ne ha una diversa?
Secondo me ognuno di noi ha idee diverse di perfezione anche se tutti abbiamo in comune di sapere di non essere perfetti. Secondo me abbiamo quest'idea non prodotta da noi, ma che poi la modifichiamo con la nostra esperienza.
Caro Cartesio,lei è proprio sicuro che la geometria sia l'unica verità che non può essere messa in discussione,essendo Dio creatore di tutto e quindi geometra?
Io penso che alla geometria, considerata scienza e unica verità , non sia obbligata a crederci solo perché dietro c'è un metodo,che bisogna avere e applicarlo,perché il metodo secondo me è una questione d'intelligenza,al contrario di ciò che dice lei, perché se uno non è abbastanza intelligente su determinate cose, come fa a trovare un metodo?
Lei cosa ne pensa?
Son due problemi diversi.
Se è vera l'ipotesi che afferma, e cioè che Dio è geometra allora vien da sé che la geometria è indubitabile (quando la si conosca e cioè quando sia evidente). A meno che non vogliamo ammettere che Dio mi inganni (e allora dobbiamo rivedere il come Dio lo abbiamo trovato - insomma crolla tutto e anche la domanda).
Il secondo problema sembra viziato da un ragionamento fallato. Spiego: se anche fosse il metodo un problema di intelligenza, una volta trovato e lo ritengo un metodo, che lo sappia applicare o meno è comunque un metodo e i suoi risultati saranno corretti (altrimenti non era un metodo). Affermare che la geometria è falsa perché non ne capisco il metodo è come affermare che non sta piovendo solo perché non ho una finestra per guardare fuori.
Caro Cartesio, se ho la consapevolezza che la realtà nella quale vivo è controllata da un ente, vale la pena continuare a viverla o no?
Secondo me no, perché ormai saresti consapevole di vivere in una falsa e dovremmo reagire.
Lei cosa ne pensa?
È sicuro che il buon metodo e il buon senso vanno sempre sfruttati?
Secondo me no, se ad esempio una mia amica litiga con un’altra persona io, per difendere la mia amica anche se non è dalla parte della ragione posso mettere da parte il mio buon senso e cercare comunque di difenderla
Lei cosa ne pensa?
Caro Cartesio lei che sostiene che posso dubitare di tutto ma non del fatto che io stia dubitando mi viene da chiederle:"E se il dubitare fosse generato dal genio maligno che quindi controlla egli stesso quest'azione ?".Potremmo ipotizzare a questo punto che ci faccia dubitare su quello che vuole lui. lei cosa ne pensa?
Caro Cartesio, visto che secondo lei il buon senso è la cosa meglio distribuita al mondo, come mai non viene usato in modo adeguato?
Secondo me perché l'ignoranza prevale sull'intelligenza.
Lei cosa ne pensa?
Avrei una domanda per lei.... se per lei l'uomo non può scegliere perchè non è libero e quindi è ''schiavo'' di Dio?...perchè mai Dio dovrebbe accettare che un essere umano può dubitare della sua esistenza, anche se perdesse la sua vita ultraterrena?? Secondo me è un contro senso poichè, se io fossi Dio non accetterei mai che un uomo possa dubitare di me , poi dimostrerei la mia presenza tramite dei gesti diciamo cosi e non solo con l'ipotesi che un essere umano pensi a Dio e quindi esiste veramente....
Cartesio si chiede perché tutti lo scambino per Spinoza... Non ha mai affermato che l'uomo sia schiavo di Dio. Anzi... l'uomo è perfettamente libero.
Sul fatto che se lei fosse Dio agirebbe diversamente non toglie che possa anche essere come invece sostengono coloro che preferiscono credere che Dio necessiti di essere compreso.
Che vi sia un certo dubbio sulla naturale bontà di Dio quando ci lasci dubitarlo e quindi in balia degli errori che invece, secondo la sua volontà, dovremmo evitare, si può anche essere d'accordo
Sapendo che tutto ciò che percepisco può non essere reale,che tutto quello che accade è necessario, e che se intervenissi di mia volontà commetterei degli errori, sarebbe più giusto tenere questa verità per me o renderne partecipi anche gli altri?
Se non glielo dicessi causerei molte meno sofferenze,ma tenendoli all'oscuro sarebbe comunque ingiusto lasciarli vivere nell'ignoranza.
La seconda opzione è quella alla quale opterei ma seguire la mia volontà mi porterebbe sicuramente ad errare ,quindi cercherei di reprimire questo pensiero,lei invece cosa farebbe nella stessa situazione?
Non credeva Cartesio di aver creato una visione così nefasta della realtà!
Giudicare con i sensi può portare ad errori, quindi giudicare con la ragione è l'unica speranza di dire qualcosa di vero, anche della realtà esterna, giacché la sua estensione è evidente e quindi indubitabile.
Non ha detto molto di più!
Altro che tenersela nascosta: sollecitiamo tutti a usarla questa ragione!
Se vogliamo arrivare a delle conclusioni ci dobbiamo arrivare con un metodo preciso, il dubbio è il pilastro del metodo non è evidente ciò che dimostra, anche il minimo dubbio che mi dà la strategia per operare. "Cogito ergo sum" :penso quindi esisto. É importante il pensiero,con alla base l'idea,che possa dire di vivere in funzione del mio pensiero,il dubbio è alla base di tutto il pensiero,non può dubitare se chi non esiste. Il dubbio è una garanzia dell'essere,l'unica certezza, rafforza la ragione. In Cartesio troviamo una concezione di uomo che ha il dubbio come struttura portante ma ha anche sostanza.
Cartesio, secondo lei, è giusto farci domande? Perché ci poniamo dei dubbi ogni giorno su quello che ci circonda?
Impulsività.
Un comportamento costituito da azioni o scelte compiute sotto la spinta di un immediata pulsione, e quindi sotto scarso controllo inibitorio.
È un connubio perfetto tra mente e corpo che non ci fa agire in maniera del tutto razionale, mettendosi in totale contraddizione con il nostro buon senso, appropriandosi così di entrambi le funzioni, attiva e passiva, di entrambi.
Mi chiedo dunque, caro Cartesio, se tale atteggiamento possa essere definito un meccanicismo o possa invece essere ritenuto una reazione condizionata e tempestiva, data dalla pulisione di voler assistere a quello spettacolo che, secondo Platone, non è altro che l'idea stessa.
Cartesio, secondo lei è possibile mettere in dubbio Dio?
Anche se lei lo ha dimostrato, il fatto che io dubiti mi può indurre a dire che Dio non esiste.
Lei potrebbe dire che i miei dubbi derivano dal voler giudicare tutto ciò che non è chiaro e distinto, ma come ha detto lei Dio è un idea distinta e chiara. Allora perché dubito?
Anche se lei lo ha dimostrato, il fatto che io dubiti mi può indurre a dire che Dio non esiste.
Lei potrebbe dire che i miei dubbi derivano dal voler giudicare tutto ciò che non è chiaro e distinto, ma come ha detto lei Dio è un idea distinta e chiara. Allora perché dubito?
Anche il cogito è un'idea chiara e distinta... ma ci siamo arrivati dopo molte riflessioni. Ciò che è chiaro e distinto lo comprendiamo solo quando abbiamo appreso un metodo e sgomberato la mente dalla passioni e dalla volontà di giudicare saltando subito a conclusioni.
Quindi: il fatto che Dio non riesca a vederlo come un'idea chiara, non significa che non lo sia.
Quindi: il fatto che Dio non riesca a vederlo come un'idea chiara, non significa che non lo sia.
Cartesio, lei dice che posso mettere tutto in dubbio tranne di essere un essere pensante. Posso dubitare anche della percezione della realtà?
Secondo me si, perché si può dubitare delle conoscenze sensibili, perché i sensi spesso ci ingannano e la nostra mente può essere controllata da un genio maligno che ci inganna e fa credere che questa sia la realtà, ma non lo è. Il genio maligno entra nella mente, controlla i pensieri e fa credere quello che vuole lui e non possiamo sapere veramente se la realtà è quella che vediamo.
Due alunni hanno idee opposte su un determinato argomento, ne discutono in classe e il professore decide di intervenire giudicando le due posizioni (cioè distinguendo il vero dal il falso). Il professore, generalmente è ritenuto una persona con buon senso , prende la posizione di uno dei due alunni ritenendola giusta.
Secondo lei è corretto pensare che il professore abbia veramente buon senso? ed è giusto che l'alunno non sostenuto dal professore rinunci alle proprie idee solo perché è intervenuto il professore senza condividerne le idee? secondo me no, perché non è detto che una persona abbia buon senso solo per il ruolo che ricopre nella società