I filosofi si interessano del problema della natura:In Eraclito essi accettano il costante divenir delle cose, di Parmenide accolgono il concetto dell'immutabilità dell'essere vero.
Come mettere d'accordo le due affermazioni ?
Questi filosofi risolvono in modo geniale il problema, distinguendo tra elementi e composti.
Essi ritengono che le cose del mondo siano costituite di elementi eterni che unendosi tra loro danno origine a ciò che noi chiamiamo "nascita" e disunendosi provocano quella che noi chiamiamo"morte", arrivando alla legge fisica "tutto si crea e nulla si distrugge ".
Questi pensatori vengono chiamati anche pluralisti e essi ritengono che i principi della natura siamo molteplici ( le radici di Empedocle e i semi di Anassagora).
Empedocle intende spiegare l'apparenza della nascita e dalla morte e per farlo usa degli elementi che sono quattro (vengono chiamate anche radici): fuoco, aria,acqua e terra.
Esse hanno la qualità dell'essere perché sono essere ma non hanno la quantità molteplice del non essere.
Anassagora afferma che gli attributi ( omeomerie/semi) dell'essere devono essere infiniti e sono divisibili all'infinito che gli permettono di occupare uno spazio finito.
Parmenide si trova davanti a due vie, quella facile che porta al falso e quella difficile che porta al vero.
Sceglie quella che porta al vero e quindi non può più capire che cosa è falso.
Tutti gli enti hanno in comune l'essere e solo dell'essere posso dire la verità, ovvero che è.
L'essere è tutto e non c'è niente al di fuori del tutto.
L'essere è uno, è eterno, è immutabile, è immobile.
L'essere è ovunque.
Quando si parla di Parmenide si parla della terza via e ci troviamo davanti l'essere e il non essere ( ad esempio: il sole è giallo, è un giudizio falso ma è pur sempre un giudizio e per farlo devo dire che è).
Tra l'essere e il non essere trovo il necessario che mi fa vedere le cose come sono e non come mi appaiono, ciò vuol dire che sto cercando qualcosa di necessario che mi spieghi come io vedo qualcosa di non necessario.