Gli allievi di Socrate

Antistene e la scuola Cinica

Fondata presso il Ginnasio di Cinosarge (cane agile), la scuola di Antistene già nel nome manifesta il suo principio cardine: imparare ad adottare uno stile di vita libero.

Oggi il termine "cinico" ha una connotazione fuorviante in quando la applichiamo a persone fredde e incuranti e che manifestano il disprezzo dei valori della tradizione, ma ha comunque la sua base sull'insegnamento del suo fondatore.

Antistene, allievo di Socrate, conduce da subito uno stile di vita contestatario che rappresenta l'espressione del disagio sociale.

Interpreta Socrate come valore della libertà individuale e della coscienza, quindi critica i piaceri, le abitudini, le convenzioni del suo tempo.

I piaceri, sosteneva, creano dipendenza e perdita dell'autonomia dell'individuo; le convenzioni sono leggi non scritte che si impongono sulla libertà dell'individuo (non necessarie) e impediscono all'uomo di comportarsi secondo natura.

Solo dalla libertà interiore può scaturire la felicità, definita come autosufficienza, il bastare a se stessi. Raggiungerla, quindi, è faticoso, un continuo sforzo per essere se stessi (da qui il "conosci te stesso" di Socrate).

Era un fiero avversario delle Idee di Platone in quanto sosteneva che oggetto della conoscenza possono essere solo i singoli enti, non i concetti universali (vedo il cavallo, non la cavallinità).

Il linguaggio ha una funzione puramente denotativa, cioè indice le singole cose. Quando Socrate chiede "che cos'è?" (ti ésti) nega la possibilità della definizione rigorosa dei concetti e dei termini del linguaggio e afferma l'impossibilità di una conoscenza scientifica della realtà e la precisione della comunicazione umana.

Diogene il cinico

Con Diogene la scuola trova il suo campione, il suo modello di vita. Numerosi sono gli aneddoti che raccontano le sue gesta tutte rivolte al vivere con il minimo indispensabile (il suo gettare la ciotola dopo aver visto un bambino bere con le mani; o il suo chiedere ad Alessandro Magno di scostarsi che gli stava parando il sole, quando questi gli chiede un qualsiasi desiderio da esprimere): la natura, sosteneva, insegna a godere con il minimo dei soddisfacimenti necessari.

Nota è la sua rappresentazione con in mano una lanterna alla "ricerca dell'uomo", ovvero di chi riesce a vivere secondo la propria essenza e non secondo l'esteriorità.

Il concreto modo di vivere è anteposto ad ogni dottrina.

L'uomo è libero quando non dipende da altri e quindi riesce a raggiungere autarchia e apatìa.

Aristippo e la scuola cirenaica

La lezione di Aristippo, altro allievo di Socrate, si può riassumere in: tranquillo godimento dei piacere con mente sgombra da pregiudizi e false certezze.

Il valore più importante è il piacere (edonismo): principio morale che si identifica con il conosci te stesso.

I sofisti insegnano che è impossibile raggiungere la verità attraverso il linguaggio, ma chiunque sa cosa siano il piacere e il dolore, perché sono sensazioni (quindi precedenti al linguaggio). Queste sensazione non ci dicono niente del mondo, ma ci dicono tutto della nostra coscienza: sono un immediato oggetto del sapere ("so di non sapere ma conosco me stesso").

Il piacere è un bene in sé, che nasce nel corpo ed è percepito dalla nostra coscienza. Esso non si cerca nel futuro (di cui non si ha nessuna certezza) ma nel presente. Non è necessario pensare alla vanità del futuro e all'insensatezza della vita, il piacere è sufficiente a renderla sensata.

Il piacere è tale se è anche serenità interiore, non ricerca ossessiva.

La virtù dunque, come conduzione della vita alla ricerca del bene, è possibile a tutti e ovunque, non solo in una certa cultura o tradizione di una particolare polis: la virtù è dei cittadini del mondo. La felicità dunque è slegata dalla politica.


Ultime modifiche: lunedì, 2 ottobre 2017, 23:01