La velocità
Opere
Balla, Ragazza che corre sul balcone
Bambina che corre sul Balcone è una delle tre opere che Giacomo Balla realizzò per rappresentare il movimento organico nell’ambito della ricerca futurista.
Giacomo Balla, Bambina che corre sul balcone, 1912, olio su tela, 125×125 cm. Milano, Museo del Novecento, Collezione Grassi
Gli artisti futuristi asserirono che per conoscere la realtà occorreva studiare la dinamica del movimento nella quotidianità. La quotidianità comprendeva così anche la figlia di Balla la cui corsa viene analizzata infatti in modo meticoloso. Per rappresentare il risultato dell’osservazione l’artista sovrappose ed integrò le istantanee della piccola con le linee orizzontali e verticali delle inferriate, integrandole.
Balla in Bambina che corre sul balcone scompone la corsa del soggetto rappresentandola attraverso una serie di immagini in sequenza. La immagini rappresentano così lo spostamento orizzontale in avanti. Ogni parte del corpo è rappresentata più volte con lievi variazioni nell’orientamento, ma sempre con la stessa forma. Per rimanere fedeli alla visione di Giacomo Balla occorre tener conto dell’insieme del dipinto. Solo così si coglie il tentativo di rappresentare il movimento che si perde nell’osservazione del singolo particolare.
Boccioni, Forme uniche della continuità nello spazio
Forme uniche della continuità nello spazio è una celebre scultura futurista di Umberto Boccioni. Rappresenta simbolicamente il movimento e la fluidità. Boccioni respinge la scultura tradizionale per creare questo pezzo, considerato uno dei capolavori del Futurismo. La scultura è raffigurata sul retro delle monete da 20 centesimi dieuro coniate in Italia.
Il movimento futurista si sforzava di rappresentare la velocità e la forza del dinamismo nell'arte. Boccioni, anche se formatosi come pittore, iniziò la propria carriera di scultore nel 1912. Scrisse a un amico: "In questi giorni sono ossessionato dalla scultura! Credo di aver visto una completa rinnovazione di quest'arte mummificata." Un anno dopo, Boccioni completò la scultura. L'obiettivo della sua opera era quello di rappresentare una "continuum sintetico" del movimento, invece di una "discontinuità analitica" che egli vedeva raffigurata da altri artisti come František Kupka e Marcel Duchamp.
Se si osserva lateralmente la scultura, si può riconoscere facilmente una figura umana in cammino priva però di alcune parti (ad esempio le braccia) e, per così dire, del suo "involucro" esterno. La figura appare così per un verso come uno "scorticato" anatomico (si riconoscono distintamente alcuni muscoli, come i polpacci, e l’articolazione del ginocchio), per un altro come una "macchina", come un ingranaggio in movimento. L’opera inoltre si sviluppa mediante l’alternarsi di cavità, rilievi, piani e vuoti che generano un frammentato e discontinuo chiaroscuro fatto di frequenti e repentini passaggi dalla luce all'ombra. Osservando la figura da destra, il torso ad esempio pare essere pieno ma se si gira intorno alla statua e la si osserva da sinistra esso si trasforma in una cavità vuota. In tale modo sembra che la figura si modelli a seconda dello spazio circostante ed assume così la funzione per così dire di plasmare le forme.
Duchamp, Nudo che scende le scale
Il Futurismo come movimento non solo italiano
È l’opera che provocò il distacco di Duchamp dal movimento cubista, ma che nel contempo gli diede fama in America. Nell’opera pittorica del primo Duchamp vi sono diversi elementi che realmente lo avvicinano al futurismo italiano. Tra questi vi è la predilezione per le macchine e gli ingranaggi, che sono di ispirazione per opere quali la «Macinatrice di cioccolato n. 2» o «Apparato scorrevole contenente un mulino ad acqua in metalli vicini». Ma anche il tema della rappresentazione del movimento, così caro ai futuristi, ispira alcune opere di Duchamp, quali l’autoritratto dal titolo «Giovane triste in treno» o «Il re e la regina circondati da nudi veloci». In effetti fu proprio questa adesione al futurismo, praticato dai pittori italiani non benvisti dai colleghi francesi, a indurre il pittore Albert Gleizes ai chiedere ai fratelli di Duchamp di convincerlo a ritirare dalla mostra il quadro. L’opera fu tuttavia inserita tra quelle che, l’anno successivo, furono inviate in America per una esposizione presso l’«Armoury Show». Gli americani, all’oscuro delle rivoluzioni artistiche che in quegli anni si svolgevano in Europa, rimasero confusi dal vedere questi quadri, e quello che più sconvolse il pubblico fu proprio questa tela di Duchamp. È innegabile, tuttavia, che la tela ha un fascino evidente, riuscendo a trasmettere la sensazione del movimento, anche meglio di molti quadri di analogo genere prodotti dai futuristi.